Torino il palazzo di giustizia (foto: depositphotos)
Il tribunale di Torino è sempre più affollato di processi che non vengono smaltiti in tempi celeri. Tra rinvii al 2023, 2024 o 2025, e talvolta procedimenti fermi in indagine, o all’ufficio gip, capita che gli imputati o le parti offese debbano aspettare anche dieci anni prima di essere giudicati in via definitiva. La situazione non migliorerà. Lo si intuisce dal nuovo decreto inviato in questi giorni dal presidente del tribunale di Torino, Modestino Villani, a tutti gli operatori della giustizia. Nell’atto, in un inciso, si specifica che «allo stato, le udienze di smistamento del 2023 sono pressoché complete, e dunque i rinvii a giudizio verrebbero comunque disposti ad udienze filtro del 2024».
L'atto, diramato ieri, riporta come oggetto: «Prime misure organizzative connesse alla variazione tabellare del settore penale e alle vacanze di organico dell'ufficio gip». In uno dei passaggi il presidente, per motivi logistici e organizzativi, indica come «opportuno», «sospendere fino al momento dell'esecutività della variazione (prudenzialmente indicata in fine gennaio 2023) i rinvii al dibattimento dei processi in cui non vi siano imputati sottoposti a misura cautelare personale».
E, siccome il calendario dei processi del 2023 sarebbe già tutto pieno, fa slittare all’anno successivo l’inizio dei dibattimenti che non hanno imputati già soggetti a misure e che seguono ovviamente una via prioritaria. Una notizia pessima per tutte le parti offese, come i tanti anziani truffati o vittime di circonvenzione, o le donne maltrattate che vedono ancora a piede libero gli autori di violenze o atti persecutori. Il provvedimento del tribunale, che non dovrebbe - secondo la nuova normativa - influire sulla prescrizione - deriva dalle carenze e dalle vacanze di organico dei giudici e del personale del Palagiustizia.
I giudici restano pochi rispetto alla mole dei processi da smaltire e Torino si conferma, dal punto di vista dello smistamento delle cause, una città in sofferenza. Insoddisfatti molti legali del foro di Torino, che con attese così lunghe, ritengono che i riti siano difficili da celebrare, con prove e testimoni che magari si disperdono, con tempi dilatati.
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