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Intrigo internazionale
21 Maggio 2023 - 07:18
Due giovani delle Bahamas morti, annegati nel Po. Un terzo uomo misterioso scomparso nel nulla, come i loro bagagli. Che “evaporano” dalla stanza del B&B in cui avevano dormito e poi ricompaiono alcuni giorni dopo, in una camera diversa. Ci sono tutti gli ingredienti per un romanzo dalle tinte noir nella triste storia di John Blair e Keiron Alrae Ramsey. E il finale, sono convinti nelle Bahamas, dove il governo ha annunciato di aver chiesto formalmente all’Italia gli atti di un’inchiesta finita con una archiviazione che non convince i parenti, è ancora tutto da scrivere.
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Ripartendo dall’inizio. Dalla prima (e ultima) traccia torinese dei due personaggi principali. È il 30 maggio 2019, una donna si affaccia dal suo balcone in via Della Rocca e nota tre uomini di colore «passeggiare distintamente» su via Giolitti, verso il Po. «Erano vestiti eleganti», farà mettere a verbale dagli uomini della Mobile, dopo aver riconosciuto gli abiti di quei ragazzi sui cadaveri di John Blair e Keiron Alrae Ramsey, recuperati dalle acque del fiume il 4 e 5 giugno. Quella donna è l’ultima testimone ad avere visto i due amici. Da quel momento, Keiron, diplomatico in Austria di 29 anni e John, ricercatore universitario di 28, spariscono nel nulla. E di quel terzo uomo, che con loro camminava, non si è mai saputo niente. Il caso delle morti dei due bahamensi in trasferta a Torino, per la Procura adesso è chiuso. Il pm Giulia Rizzo, che ha coordinato con il collega Enzo Bucarelli l’indagine della squadra mobile, ha chiesto l’archiviazione: nessuna evidenza dalle intercettazioni, nessuna immagine ripresa dalle telecamere. Nessuna informazione sul tablet di uno dei due ragazzi. Nessuna testimonianza.
I giovani spariscono la sera del 30 maggio. Annegamento, la causa delle morti. «Non sono risultati elementi che consentano di ipotizzare cause violente», è la conclusione della pm, supportata dalla consulenza medico legale. Emerge che entrambi erano alterati dall’alcol la sera in cui morirono. Ma non si è mai capito dove e con chi avevano bevuto uno, forse più drink. Il fatto che uno dei due avesse la cerniera dei pantaloni abbassata, aveva lasciato spazio a un’ipotesi: ubriachi, si avvicinano al fiume per urinare, cadono e annegano. Ma era e resterà solo una suggestione. Nessuno vede John e Keiron volare nel fiume.
«Erano due buoni nuotatori, non volevano farla finita», avevano ribadito i familiari. L’unica certezza, è che Jhon Blair era nel bed and breakfast di via Loggia 2 il 28 che il 29 maggio 2019. Randisha, la sorella di John, aveva spiegato: «Il soggiorno era previsto dal 28 maggio al 1 giugno. John doveva partecipare a una conferenza e incontrare il suo amico di infanzia». A quel convegno il ricercatore non è mai stato visto. All’inizio dell’indagine era spuntata la figura di un terzo amico, che aveva prenotato la stanza su internet per quattro notti e tre persone.
Anche lui è sparito nel nulla: non c’era sul volo del 25 maggio Stansted-Ciampino, a bordo del quale volava John. «Non sono mai stato a Torino», aveva detto agli inquirenti. Il 1 giugno la donna delle pulizie entra nella camera: trova il letto disfatto, una maglietta e una giacca scura. Sul tavolo un tablet, a terra un paio di scarpe, uno zaino e una grossa valigia. Segni che non fanno pensare a una partenza. I bagagli scompaiono. I poliziotti li cercano dal 4 giugno, data in cui riaffiora il primo cadavere. Verranno ritrovati soltanto il 10 giugno, quando uno dei titolari avvisa gli inquirenti. Il perché del ritardo è soltanto l’ennesimo mistero di un giallo irrisolto. Alle Bahamas, però, non dimenticano. «La nostra opinione - ha spiegato l’altro giorno il ministro degli Affari Esteri della Behamas, Fred Mitchell, prima di dire di aver chiesto al nostro Paese gli atti - è che forse se le nostre autorità e funzionari qui potessero esaminare l’intero fascicolo, potrebbero individuare qualcosa che indichi cosa sia realmente accaduto, dando così soddisfazione alle famiglie».
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