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Dopo la causa dei residenti
05 Giugno 2023 - 17:37
La data limite è il 15 giugno: da quel giorno il Comune di Torino pagherà quasi 300 euro al giorno per gli schiamazzi notturni nei quartieri della cosiddetta movida. A meno di porre rimedio entro quella data, come spera di fare il sindaco Stefano Lo Russo.
A mettere fretta è una doppia sentenza che, in primo grado e in appello, ha dato ragione ai 29 residenti di San Salvario (assistiti dagli avvocati Alessandro Sodde, Silvia Bortolotti, Marco Buffa ed Ennio Piovesani): dopo aver sopportato interminabili fine settimana tra urla e schiamazzi, cinque anni fa il gruppo di residenti di largo Saluzzo ha deciso di fare causa alla Città e all’allora sindaca Chiara Appendino. L’accusa era quella «di non aver assunto le misure necessarie a contenere entro i limiti di legge i rumori notturni provocati dalla movida, nonché il disagio causato dal flusso massiccio di persone che stazionano».
Per sostenere la loro tesi, legali e assistiti hanno presentato una causa presentata al Tribunale di Brescia, che aveva condannato il Comune a pagare 50mila euro a due cittadini disturbati dal rumore della movida. Una sentenza che ora è stata confermata dalla Cassazione e che fa da precedente per il processo torinese. Che deve ancora arrivare al terzo grado di giudizio. Nei primi due il Comune ha sempre perso, anche se i giudici hanno valutato diversamente il “danno acustico” dei residenti: in appello il risarcimento è sceso da 1 milione e 200mila euro a 200mila. Per questo i 29 ricorrenti si sono rivolti alla Cassazione chiedendo di rivalutare la cifra e portarla vicino a quota 2 milioni.
Movida in largo Saluzzo, nel quartiere di San Salvario
Ma in ballo non c’è solo il passato, visto che la Corte d’Appello si è espressa anche su presente e futuro: il presidente della seconda sezione, Alfredo Grosso, ha ordinato «al Comune di Torino di far cessare le immissioni rumorose superiori alla normale tollerabilità» e ha fissato in 10 euro al giorno per ogni ricorrente il risarcimento «per l’eventuale ritardo nell’esecuzione del provvedimento». Il giudice ha concesso sei mesi di tempo all’ente pubblico: di conseguenza, il 15 giugno 2023 è la data entro cui Palazzo Civico deve mettersi in regola, altrimenti dovrà pagare 290 euro per ogni notte di rumore.
La Giunta sta correndo ai ripari con il nuovo piano per il governo della notte, le cui linee guida sono state approvate a metà maggio. L’obiettivo è “ridurre il rumore, garantire la tutela della salute dei cittadini residenti e, insieme, la sicurezza dei frequentatori dei locali notturni senza dimenticare la garanzia economica degli operatori”.
Oggi, sul tema, si è espresso il sindaco Stefano Lo Russo: «Questa vicenda giudiziaria è l’ulteriore campanello d'allarme rispetto al fatto che queste questioni non possono essere scaricate solo sulle spalle dei sindaci, che hanno responsabilità definite ma talvolta poteri limitati. Solo attraverso un intervento sinergico tra Comuni e autorità preposte alla sicurezza pubblica si possono individuare soluzioni migliori».
Il sindaco Stefano Lo Russo
Lo Russo promette interventi definitivi entro la scadenza imposta dalla Corte: «Come amministrazione dobbiamo tenere
Individueremo delle azioni che vadano nell’ottica di identificare aree per la movida e, in generale, dare un piano di governo per la notte
insieme due esigenze: da un lato avere la città vivace, universitaria, piacevole e a misura di giovane, dall’altra garantire riposo ai residenti. A metà giugno la giunta comunale approverà un atto che darà una risposta puntuale alla sentenza che ha condannato la città di Torino anche in appello. Lo fa individuando anche delle azioni che vadano nell’ottica di identificare aree per la movida e, in generale, dare un piano di governo per la notte».
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