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IL REPORT

Lavoro, 140mila gli “inattivi” a Torino: restano a casa soprattutto le donne

E dal 2012 ad oggi il capoluogo piemontese ha perso il 6% degli abitanti

Il mondo del lavoro a Torino

Il mondo del lavoro a Torino

Primi - timidi - segnali di ripresa per il mondo del lavoro torinese. L’occupazione è salita del 2% in appena un anno e ha permesso alla città della Mole di sorpassare la vicina Milano e anche Genova. Crescono i contratti a tempo indeterminato, di apprendistato o superiori a sei mesi (nel 2022 +17% rispetto al 2019). Sono poi soprattutto le donne a fare da traino al cambiamento. Buone notizie, certo, ma è presto per cantare vittoria, dal momento che due lavoratori su tre circa hanno ancora contratti a tempo e resta alta la percentuale di “inattivi” sul territorio. Vale a dire quella fetta di popolazione in età da lavoro, tra i 15 e i 64 anni, che per diverse ragioni non lavora e non cerca un’occupazione. Alla fine del 2022, risultavano essere circa 140mila a Torino e oltre 400mila in tutta la provincia. Per la maggior parte si tratta di giovanissimi e donne.

Incubo precariato
Numeri alla mano, qualcosa sta cambiando, ma non basta a scacciare via l’incubo del precariato. Quella data fissata in rosso sul calendario che indica lo scadere del contratto per quasi 160mila persone. Un cerchietto appena più spesso degli altri che indicano spesso affitto, bollette, tassa rifiuti e bollo auto da pagare.

Crisi demografica
A fornire una fotografia del cambiamento è il primo report dell’Osservatorio sul Mercato del Lavoro (Omlt). «Siamo contenti che parte della ripresa sia trainata dal lavoro femminile e da un nuovo slancio della pubblica amministrazione» commenta l’assessore comunale con delega al Lavoro Gianna Pentenero, che pure non nasconde le note difficoltà della città dal punto di vista demografico. Dal 2012 a oggi Torino ha perso il 6% degli abitanti, si legge nel report. L’indice di vecchiaia è passato da 200 a 226 anziani ogni 100 giovani. È invece rimasto stabile in termini relativi (62%), pur diminuendo in termini assoluti (circa 37mila persone in meno) il numero dei residenti in età da lavoro (15-64 anni).

Turnover e inattivi 
Nel complesso, il quadro che emerge dai dati disponibili appare ancora instabile e condizionato dal “rimbalzo” successivo all’emergenza sanitaria ma anticipa anche «una ricomposizione qualitativa dell’occupazione dopo un decennio in cui la staticità della domanda ha costituito una delle principali criticità del mercato del lavoro torinese e piemontese» si legge ancora nello studio commissionato a Ires Piemonte. La principale questione resta il rapporto sfavorevole tra l’elevata necessità di turnover e la contrazione dell’offerta, fenomeno destinato a condizionare l’evoluzione del mercato e delle politiche del lavoro nei prossimi decenni. In questo contesto sarà probabilmente necessario richiedere «una maggiore attivazione dell’ampio bacino degli adulti inattivi» sul territorio suggerisce il report. E allora la domanda che resta è: come si attivano gli inattivi?

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