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La storia
31 Luglio 2023 - 05:51
Le auto cinesi sbarcano in Europa. Letteralmente. Con un via vai mai visto prima di container nei porti di Napoli e Livorno, primo approdo per vetture dai marchi finora sconosciuti pronte a invadere un mercato che hanno tutte le intenzioni di conquistare. Con il prezzo, certo. Ma non solo, visto che «negli ultimi anni hanno fatto passi enormi dal punto di vista della qualità».
A dirlo è Giuseppe Malara, responsabile di Dfsk Torino, la nuova sfida di Progetto, che nella storica sede della concessionaria di corso Unione Sovietica, a inizio luglio, ha aperto un salone interamente dedicato alla Dongfeng Sokon Automobile. «Quando abbiamo inaugurato - spiega Malara - avevamo sei vetture in esposizione, oggi ce ne resta solo una». Tutte le altre, vendute. E il successo non è solo una questione di listino. «Il prodotto cinese - spiega Malara - oggi è una più che valida alternativa anche sotto il profilo della qualità. Con una motorizzazione di derivazione Mitsubishi, una parte della componentistica di Suzuki, l’elettronica, venduta anche a marchi europei, prodotta direttamente in casa».
La Dfsk Ix5
Così, Dfsk si presenta come il primo caso di monomarca del Sol Levante nella città di mamma Fiat. Con una certezza: non resterà un caso isolato, se è vero - come sembra - che nella Repubblica Popolare si stiano organizzando per una vera e propria campagna d’Europa, inserendosi in quegli spazi lasciati vuoti dai marchi storici nostrani che negli ultimi mesi hanno registrato ricavi eccezionali attraverso politiche che però, adesso, rischiano di ritorcersi loro contro.
Perché produrre meno auto, vendendole care, sta sì portando all’industria bilanci mai visti, ma riduce il numero di addetti, di competenze. Su cui altrove, invece, investono. Eccome. Arrivando poi in Italia ad offrire auto come la Dfsk base, in quel segmento C che ospita ad esempio la T-Roc, a 19.990 euro. «Senza listino degli accessori - spiega Malara - visto che sono già tutti di serie su tutti i modelli».
Per un Suv a 7 posti, il prezzo promozionale in corso Unione è di 25.990 euro, con 27.900 si porta a casa la Top di gamma IX5. Ai tre modelli a benzina si aggiungerà anche una elettrica, proposta sotto i 38mila euro. «Nei prossimi giorni arriveranno nuove vetture da far vedere ai nostri clienti, entro fine anno le consegne previste sono una cinquantina». E se il trend sarà quello delle prime settimane, ne seguiranno presto altre. Anche perché, spiegano da corso Unione, dove al momento contano su «cinque dealer sul territorio torinese, abbiamo intenzione di espanderci, anche in Liguria e Valle d’Aosta».
Puntano su Milano, invece, i primi due esemplari di Omoda 5 che sono sbarcati a Napoli proprio nelle scorse ore dopo un mese di navigazione. Sdoganate, una volta ottenuta l’omologazione, partiranno alla conquista dell’Italia. E poi – spiegano dalla casa automobilistica – del resto d’Europa. L’immissione sul nostro mercato è prevista entro fine anno.
La Omoda 5
Per il lancio, oltre al modello turbo benzina 1.6 TGDI da 197 cavalli già arrivato via nave, dovrebbe esserci anche la versione elettrica. Elettrica è anche la Seres 5, pronta a raggiungere la sorella Seres 3, che circola già sulle nostre strade. E poi, sempre dalla Cina, sono attese la Aiways U6, il crossover compatto a batteria del marchio Shenzhen, BYD Atto 3, la piccola Ora Cat, per citarne solo alcune, visto che sono una decina i modelli di altrettanti produttori pronte solcare l’oceano dirette qui. Come reagirà il mercato, si vedrà.
Le previsioni, come quelle della nota società di analisi PwC, parlano di 800.000 vetture importate nel Vecchio Continente provenienti dal più grande mercato del mondo entro il 2025. Che è dopodomani. Ma di questo, ai tavoli romani, nessuno parla. Stellantis chiede altri soldi, la politica riceve altre promesse di piani e nuovi modelli che, però, rischiano di essere fuori mercato prima ancora che parta la produzione.
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