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La polemica

Stop ai parcheggi sul ponte di corso Regio Parco. I negozianti: «un altro danno al commercio»

Completata la pista ciclabile che ha reso il ponte di Borgo Rossini più sicuro per la mobilità dolce

Ponte Regio Parco

La nuova pista ciclabile sul ponte di corso Regio Parco

Continua a far discutere il progetto del Comune che vuole rendere Torino una città più a misura di bicicletta. Se la scelta dell’assessora alla Viabilità Chiara Foglietta di sostenere la linea della mobilità dolce ampliando le piste ciclabili è appoggiata favorevolmente dagli amanti delle pedalate e di chi utilizza i monopattini per spostarsi, non è altrettanto apprezzata da automobilisti e commercianti.

L’ultimo cenno di disappunto arriva da Borgo Rossini, dove il ponte sul fiume Dora di corso Regio Parco è ora interamente ciclabile. I lavori, che riguardano solo il lato nord del ponte, sono terminati alcuni giorni fa e hanno portato all’eliminazione dei parcheggi riservati alle auto per far spazio alla pista e alla casa avanzata per biciclette.

Insieme alla pista, che si inserisce nel progetto del corridoio verde che va dalla Dora fino al parco della Colletta, si sono realizzati gli attraversamenti agli incroci con lungo Dora Firenze, Siena e Savona.

L'attraversamento pedonale su Lungo Dora Firenze

Una vittoria per ciclisti, che ora possono attraversare il ponte in sicurezza. Una disfatta per i commercianti, preoccupati per le possibili ripercussioni negative sulle loro attività. «Qui il problema dei parcheggi è sentito – dice Oli da dietro il banco del suo laboratorio di arancini di corso Regio Parco – togliere altri posti auto non è certo una buona idea».

Dello stesso avviso di Oli è il barista Maurizio Cocino. Lavora al bar “Vecchia Torino” in lungo Dora Firenze, che si affaccia proprio sulla nuova pista ciclabile. «Non trovo il beneficio nel togliere altri 10, 15 parcheggi – commenta Maurizio, preparando un caffè – si dice ne toglieranno altri qui vicino, in corso Palermo, per far spazio a colonnine di ricarica». «Mi chiedo – conclude – se si pensa mai davvero ai benefici che possono avere i cittadini».

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