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La causa

Venti "postini" comunali a processo: «Non consegnavano le multe a casa»

I messi dicevano che i destinatari non erano rintracciabili. Ora la Città vuole chiedere i danni

Multe

Il loro compito era consegnare i verbali delle multe: se un automobilista parcheggia sulle strisce pedonali, supera i limiti all’altezza degli autovelox o brucia un semaforo rosso con la telecamera, tocca ai messi comunali portare la contravvenzione a casa. O almeno dovrebbe essere così: secondo l’accusa formulata dalla Procura di Torino, una 20ina di “postini” non lo faceva. Per questo sono tutti imputati per falso in atto pubblico e il 3 ottobre si terrà l’udienza preliminare a loro carico. Ora i messi, tutti dipendenti di una ditta che lavorava per conto del Comune di Torino, rischiano di essere condannati e di dover pagare i danni morali e materiali alla Città.

Cosa sono i messi

Per capire di cosa sono accusati questi lavoratori, bisogna prima capire in cosa consiste il loro lavoro. I messi notificatori sono qualcosa di simile ai “postini”, anche se hanno un compito più specifico: non consegnano lettere e bollette ma multe e comunicazioni per conto dell’ente pubblico che li ha incaricati. Nel caso di Torino, sono dipendenti di un’azienda privata che ha il servizio in appalto da Soris, partecipata al 90% del Comune e del 10% della Regione, cui è affidata la riscossione delle multe per violazioni al Codice della strada. Quindi sono i dipendenti di quest’azienda a svolgere il ruolo di messo notificatore: a loro tocca andare a casa di chi ha commesso la violazione, suonare e consegnare il documento all’interessato, a un parente o a un vicino. E poi annotare tutto, compresa la mancata notifica.

«Non c’è nessuno»

Secondo l’accusa della Procura, il gruppo di “postini” comunali «attestava falsamente l’irreperibilità dei contravventori», come si legge nel capo d’imputazione. In pratica non effettuavano gli accertamenti e poi scrivevano che il nome del destinatario era «assente sul campanello». E aggiungevano che, dopo le verifiche con i vicini e in anagrafe, «risulta sconosciuto o trasferito ma ignorasi dove».

Da qui il reato contestato di falso in atto pubblico, che alcuni degli imputati avrebbero commesso in concorso fra loro soprattutto durante il periodo Covid. Da questi presunti reati, gli imputati non avrebbero guadagnato denaro ma si sarebbero garantiti il raggiungimento delle 70 notifiche al giorno richieste dal contratto. Senza svolgere il lavoro richiesto, però.

I veri beneficiari erano gli automobilisti, che non ricevano a casa la multa da pagare. Di conseguenza ci hanno perso Soris e il Comune, che quelle sanzioni non le hanno incassate: la cifra contestata non è nota ma si parla di decine di migliaia di euro. Una beffa per una città come Torino che emette multe per 55 milioni ma storicamente ne incassa solo due multe su tre.

E’ per questo motivo che sono scattati due provvedimenti: prima, è stato revocato l’appalto alla Mail Express, società torinese di poste private da cui dipendevano i messi sotto processo; ora, con una delibera di Giunta, il Comune si costituirà parte civile all’udienza preliminare del 3 ottobre, con l’obiettivo di ricevere il pagamento dei danni.

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