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INCHIESTA PRISMA
06 Settembre 2023 - 04:20
Andrea Agnelli (Depositphotos)
Torino, Roma o Milano? Sono le tre possibili “destinazioni” del processo agli ex vertici della Juventus, che da quasi due anni tiene banco nel tribunale torinese. Che oggi potrebbe traslocare altrove, come chiedevano i difensori della società bianconera e come ha proposto anche il procuratore generale della Cassazione. E nelle prossime ore saranno i giudici supremi a dare il loro verdetto.
I fatti rimandano a novembre 2021, quando scattano le prime perquisizioni della Guardia di finanza nelle sedi juventine di Torino e Milano. Sono gli albori dell’inchiesta “Prisma” sui bilanci della società, che punta il dito contro la compravendita di calciatori e la cosiddetta manovra stipendi. Vengono ascoltati dirigenti e campioni fino a ottobre 2022, quando la Procura di Torino chiude l’indagine preliminare.
I reati ipotizzati sono falso in bilancio, aggiotaggio e ostacolo all’esercizio delle autorità di pubblica vigilanza, con 13 indagati. I magistrati chiedono misure cautelari per tre dirigenti, tra cui il presidente Andrea Agnelli, che vengono rifiutate. A novembre, intanto, lo stesso Agnelli e il resto del Cda bianconero si dimettono in blocco.
La giustizia sportiva fa il suo corso e porta alla penalizzazione della Juve nel campionato di calcio 2022/2023: 10 punti in meno in classifica e successiva esclusione dalle coppe europee. Intanto, il 27 marzo scorso, comincia il processo penale.
Il 10 maggio il giudice Marco Picco rimanda alla Corte di Cassazione la decisione sulla competenza territoriale e fissa la nuova udienza per il 26 ottobre, data in cui quindi riprenderà il processo o verrà chiuso inviando gli atti ad un’altra Procura.
Ora è qui che si gioca la partita per la Juventus, che per prima aveva richiesto questo spostamento a Milano o in subordine a Roma. La motivazione è tecnica: i bianconeri sono quotati in Borsa nel capoluogo lombardo, dove ha sede anche la società che ha diramato il comunicato stampa di approvazione del bilancio 2019 (quello principalmente sotto accusa).
Secondo i procuratori Mario Bendoni e Marco Gianoglio, la competenza territoriale resta a Torino perché lì ha sede l’azienda Juve.
Ma anche il sostituto procuratore generale della Cassazione, Luigi Cuomo, sostiene che il reato sia stato commesso a Milano perché è da lì che è partita la comunicazione sul bilancio. Saranno oggi i giudici a mettere la parola fine alla discussione sulla sede.
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