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02 Dicembre 2022 - 08:34
Cristiano Ronaldo (foto: Depositphotos)
La procura ha chiesto di rinviare a giudizio Andrea Agnelli, l’ex presidente della Juve, altri undici indagati e la stessa società bianconera. Il processo potrebbe aprirsi, se il gip accoglierà la richiesta dei pm Mario Bendoni, Ciro Santoriello e dell’aggiunto Marco Gianoglio, già la prossima primavera. Dei sedici indagati iniziali, soltanto tre - gli ex sindaci che venerdì scorso si sono fatti interrogare - sono fuori dal procedimento.
Gli altri indagati rischiano il processo. Sono, oltre ad Agnelli, il suo ex vice Pavel Nedved, Fabio Paratici (oggi al Tottenham), i manager Marco Re, Stefano Bertola, Stefano Cerrato, l’avvocato Cesare Gabasio, gli amministratori non indipendenti Maurizio Arrivabene, Francesco Roncaglio ed Enrico Vellano e i revisori legali Stefania Boschetti e Roberto Grossi.
L’atto d’accusa ricalca quello contenuto nell’avviso di conclusione delle indagini preliminari che era stato notificato agli indagati lo scorso 24 ottobre: le plusvalenze artificiali per 155 milioni di euro, le presunte notizie false sulle cosiddette «manovre stipendi», le perdite di esercizio che sarebbero, secondo i pm, inferiori a quelle reali. I reati contestati, che sarebbero stati commessi, secondo quanto contestato dagli inquirenti che hanno coordinato la Guardia di finanza, dal 2018 al 2022, vanno dalle false comunicazioni sociali alla manipolazione del mercato, dalle dichiarazioni fraudolente con utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, all’ostacolo alle autorità di vigilanza. La posizione degli indagati potrebbe aggravarsi in futuro, perché nell’ultimo mese sarebbero emersi altri elementi, secondo il punto di vista della procura, che ritiene che tutti gli illeciti sarebbero stati commessi per un unico, importante motivo generale: ridurre il grande passivo della Juventus. Un rosso che attualmente sfiorerebbe i 72 milioni di euro, e che già tra il 2018 e il 2019 avrebbe pesato sui conti della società. La pandemia sarebbe stata un pretesto per fare emergere i passivi e provare a porvi rimedio.
Sono molti i temi su cui - se si arriverà a un processo - accusa e difesa si daranno battaglia. A partire dalle plusvalenze artificiali (gli scambi gonfiati tra giocatori), che in Italia farebbero anche altre società perché le regole dei giochi sarebbero poco chiare, e in questo senso il contesto nazionale è favorevole alla difesa. Lo stesso gip Lodovico Morello, nel respingere la richiesta di arresto di Agnelli inoltrata dalla procura lo scorso giugno, scriveva che sul tema sarebbe labile il confine tra il lecito e l’illecito. Ma il punto su cui l’accusa giocherà tutte le sue carte, convinta di portare a casa un risultato, è quello delle «manovre stipendi». La Juve, scrivono i pm nella richiesta di rinvio a giudizio, durante il Covid, aveva dichiarato che i calciatori avrebbero rinunciato a quattro mensilità «laddove l’accordo raggiunto in pari data con i calciatori e non reso pubblico (scrittura privata sottoscritta da Andrea Agnelli e Giorgio Chiellini) prevedeva la rinuncia a una sola mensilità».
Altre «manovre correttive» degli stipendi si aggiungerebbero «accordi di integrazione stipendiale per le stagioni successive, apparentemente subordinati alla condizione della permanenza presso Juventus a una determinata data, condizione rivelatasi fittizia e artefatta, e scritture private integrative». Queste ultime, le «side letter», sono state sequestrate dalla procura anche riguardo a Ronaldo, che il 4 novembre scorso ha chiesto di potere accedere agli atti dell’indagine, essendo portatore di «un interesse».
Sono molti i calciatori e i dirigenti che sono stati sentiti come testimoni, tra cui Federico Cherubini, Paulo Dybala, Alex Sandro, Federico Bernardeschi (volato negli Usa), Leonardo Bonucci, Juan Cuadrado, Giorgio Chiellini, Gianluigi Buffon. Anche Gabriele Gravina, a capo della Figc e Maurizio Sarri, allenatore della Lazio, risultano tra le persone sentite come testi.
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