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IL COLLOQUIO
09 Settembre 2023 - 07:13
Giiovanni Di Perri
I numeri parlano chiaro: il Covid è c’è e sta circolando velocemente in Piemonte, ma gli esperti invitano a non farsi trascinare da facili allarmismi. «È una questione di proporzioni» commenta il direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Amedeo di Savoia di Torino, Giovanni Di Perri. «In questo momento, i numeri dei contagi sono in crescita in tutto il mondo Occidentale, non solo in Italia. Nè, tanto meno, solo in Piemonte» aggiunge il professore, in prima linea per la campagna di vaccinazione contro il Coronavirus fin dal 2020.
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«I contagi sono destinati ad aumentare nelle prossime settimane - va dritto al punto Di Perri -. E, in questo senso, ci sarà anche una percentuale di persone che potrebbe ammalarsi in modo grave». I più fragili e i pazienti che presentano delle patologie cardio vascolari, respiratorie o di obesità pregresse risultano ancora una volta i soggetti più a rischio.
«Per intenderci: è difficile vedere un quarantenne sano in terapia intensiva» spiega ancora Di Perri, che pure non esita a mettere in guardia sullo stress a cui verrà sottoposto il sistema sanitario nazionale (e regionale) nella ormai prossima stagione invernale. «Non dimentichiamoci che il Piemonte è la terza regione più anziana d’Italia e, anche per questo, sconta numeri di ricoveri più alti rispetto ad altre zone del Paese» rimarca. In altre parole: se aumentano i numeri assoluti del contagio da Covid, aumenterà anche l’impegno del sistema ospedaliero, con tutto ciò che ne consegue in termini di occupazione di posti letto e impegno di risorse sanitarie e assistenziali.
«Il Covid rimarrà con noi - spiega ancora il direttore del Dipartimento Malattie infettive di Torino. «Negli ultimi tre anni abbiamo assistito all’introduzione di una nuova forma di infezione per il genere umano. Il virus ha perso molta della sua forza e virulenza iniziale, ma esiste e dobbiamo conviverci» chiosa Di Perri. A maggior ragione con l’arrivo della stagione fredda e - nell’immediato - con la riapertura delle scuole e la ripresa a pieno regime delle attività lavorative e del trasporto pubblico.
«Si affiancherà all’influenza» aggiunge l’esperto e guarda con fiducia verso l’introduzione di nuovi vaccini. «Non penso che verrà imposto alcun obbligo di vaccinazione alle persone, come è avvenuto nel passato recente - premette -, ma se abbiamo imparato qualcosa in questi anni di pandemia è che vaccinarsi è fortemente consigliato» conclude.
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