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Verso il voto in Regione
22 Settembre 2023 - 01:20
Sarah Disabato
I grillini sembrano tornati al candore della prima ora. «Noi non abbiamo pregiudizi verso partiti o persone», dice con spontaneità la capo gruppo M5s in Regione e referente piemontese del Movimento Sarah Disabato. Parole che ovviamente saranno sezionate lettera per lettera dai dinosauri della politica per comprenderne i significati, anche quelli subliminali. Parole che possono essere intese come un’apertura all’accordo con il Pd o chissà cos’altro ancora. Ma non sembra che la dichiarazione di Disabato significhi nulla di più di ciò che ha detto. Un invito e una cortese disponibilità al dialogo e al confronto.
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Anche perché, allo stato dei fatti, più che alle strategie per le prossime Regionali, il movimento sembra impegnato a creare le condizioni per un confronto interno sul da farsi, secondo le regole nuove e recenti che si è dato il Movimento e che devono ancora essere testate. Disabato, infatti, è impegnata in un tour che non le risparmia una sera, nei comuni piccoli e grandi della Regione, «dove stiamo costituendo i gruppi territoriali». Ovviamente gli appelli, l’ultimo è di due giorni fa, del Pd a M5s perché decida da che parte stare, cadono nel vuoto. Ci vorranno ancora alcune settimane prima che la base pentastellata si pronunci e che le decisioni vengano ratificate a livello provinciale, regionale e nazionale.
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Insomma, si va per lunghe e bene farebbe il Pd a lasciare una porta sempre aperta, da chiudere solo in “zona Cesarini”. Non andando troppo per il sottile, però, le opzioni in campo sembra non siano più di due: o M5s si allea con Pd&Soci, oppure corre da solo, con tutti i rischi connessi ad una tornata elettorale a turno unico che vede contrapposte due coalizioni variegate. Ma per il M5s questa non sarebbe una novità, è accaduto in tempi recenti un po’ in tutta Italia e a Torino per le Comunali. Non è andata troppo bene per M5s, anzi, in città il Movimento è arrivato ultimo dopo aver avuto la sindaca per cinque anni, lo stesso è accaduto a Roma.
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Ma da allora per i grillini sembra trascorso un secolo: è cambiata la classe dirigente (chissà se per loro questo termine è potabile) e il movimento ora è saldamente in mano all’avvocato del popolo. Sulla prima opzione, l’alleanza con il Pd, molto dipenderà dal programma, molto meno dalla candidato presidente e anche Daniele Valle, alla fine, potrebbe risultare gradito. Ma è presto per azzardare ipotesi, perché è vero che di M5s sono cambiati i vertici e i quadri, ma la base è rimasta quella di sempre, pronta a sorprendere.
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