l'editoriale
Cerca
L'analisi
02 Ottobre 2023 - 14:16
Ercole Marelli, già operaio della Tecnomasio Italiano, fondò l’ azienda omonima a Milano nel 1891. Produceva motori ed apparecchi elettrici. Nel 1919 diventa Magneti Marelli con l’ingresso nel capitale di Fiat col 50%. L’azienda attualmente sviluppa e produce componenti e sistemi complessi per l’industria automobilistica e non solo. Era un fornitore strategico per Fiat e per l’automotive in generale. Quando nel 2018 la Fiat, nel frattempo diventata FCA, o meglio John Elkann dopo la morte di Marchionne, decide di venderla ai giapponesi di Calsonic Kansei, controllata dal fondo Usa KKR, fatturava il 50% delle commesse ad aziende non controllate da FCA, a cui forniva e fornisce ancora sistemi con tecnologie molto avanzate.
Era un gioiello del made in Italy
Magneti Marelli è stato uno degli ultimi grandi gioielli del made in Italy ceduti a stranieri, con i suoi brevetti, le sue ricerche, la sua tecnologia e il sapere diffuso delle sue maestranze. Prima della cessione del controllo dell’intera “collezione di gioielli della corona” cioè della Fiat-FCA ai francesi, ora diventata Stellantis. Non prima però di aver incamerato lauti finanziamenti pubblici a fronte di politiche industriali che si sono rivelate, per usare un eufemismo, sterili ,visti i risultati in termini di mancato sviluppo del comparto, di incremento della cassa integrazione e della disoccupazione crescente nel settore.
Per approfondire leggi anche:
Chiuso lo stabilimento di Crevalcore
L’ultima eco, flebile a dire il vero, dell’ormai crescente smobilizzazione dell’industria dell’auto in Italia, con la scusa della transizione ecologico/energetica, come se dopo il 2035 le auto a motore endotermico non venissero più costruite in tutto il resto del mondo salvo che nella UE, è la decisione di chiudere lo stabilimento Magneti Marelli di Crevalcore. Con la perdita del lavoro per 279 dipendenti.
La sfilata della sinistra e la fuga da Calenda
Alcuni esponenti di sinistra, more solito, sono andati a sfilare, sempre in favore di telecamere e di taccuini compiacenti, davanti ai cancelli della Marelli, per portare “solidarietà” ai lavoratori licenziandi. Uno di questi visitatori Carlo Calenda già ministro dell’Industria, quando si è presentato davanti “…al presidio dei sindacalisti - secondo la pagina fb #Metalmeccanici - gli operai se ne vanno, lui li insegue , era un chiaro ordine di Landini a cui Calenda ha rinfacciato in più occasioni “…l’incapacità di confrontarsi/rispondere alle domande di merito”. ” Compagni carissimi - continua Calenda su Facebook - avete mobilitato tutta la Cgil di Bologna con un proclama che chiamava alla difesa contro il “nemico nazifascista” e si sono presentati trenta iscritti.” Poi un po’ per il suo carattere fumantino, un po’ per lo scorno subito , Calenda sempre su Facebook, pubblica un documento in 14 punti dove, finalmente, un esponente di sinistra esclama che il re è nudo.
Ecco il documento
CRONOLOGIA E FATTI
1- Ottobre 2018 Elkann cede Magneti Marelli assicurando che non ci saranno esuberi. Sindacati commentano entusiasticamente l’operazione.
2- Marelli aveva all’epoca della cessione 43.000 dipendenti di cui 10.000 in Italia. Oggi ne ha 50.000 di cui 7.000 in Italia.
3- Aprile 2020 Elkann acquista Repubblica.
4- Giugno 2020 il governo Conte 2 eroga garanzia Sace per 6.3 mld a favore di FCA.
5- Azionisti si pagano in Olanda un dividendo straordinario da 5,5 mld.
Sindacati non aprono bocca.
6- Giugno 2021 nasce Stellantis. Governo Italiano non ottiene alcuna garanzia su investimenti e occupazione. Sindacati commentano entusiasti.
7- Oggi Stellantis produce in Francia 1 milione di auto e in Italia 400.000.
8- Stellantis produce negli stabilimenti italiani 7 modelli, in quelli francesi 15 modelli.
9- In Francia tutti gli stabilimenti producono componenti per veicoli elettrici e ibridi. In Italia solo uno stabilimento.
10- Ultimo dato disponibile indica gli investimenti Stellantis in Italia pari al 10% del totale degli investimenti.
11- Gli stabilimenti italiani sono stati colpiti da 7.500 esuberi. Quelli Francesi 0.
12- In Francia Stellantis ha depositato 1239 brevetti in Italia 166.
13- Rispetto a questa situazione drammatica Landini non ha fatto dichiarazioni e non ha promosso mobilitazioni nazionali.
14- Quando, con Marchionne, produzione FCA era del 30% superiore a quella attuale, Landini ha promosso mesi di mobilitazioni nazionali contro il nuovo contratto.
Conclusione: rispondete di questo ai lavoratori.
Calenda parte dal 2018 con la cessione della Magneti Marelli da parte di FCA e al punto 3 riporta l’acquisto di Repubblica da parte di Elkann che quindi diventa di fatto LA VOCE DEL PADRONE Exor. Fa un collegamento diretto fra la compiacenza del più importante quotidiano della sinistra per non incidere sugli interessi della proprietà e l’inerzia del sindacato e non perdere il sostegno di un organo di stampa militante. Afferma : “…non possiamo perdere in silenzio il settore automotive per fare un favore a Elkann…”. Il documento parla da sé.
Però, se anziché partire dal 2018 fosse partito dai primi anni 2000 avrebbe dovuto sottolineare come lo storico quotidiano torinese dei padroni Agnelli non abbia mai alzato i toni quando la Fiat, fusasi con la Crysler e diventata FCA, portò la sede legale ad Amsterdam, sottraendo al fisco italiano e alla Regione Piemonte imponibili per miliardi.
Tanto meno si ha memoria di scioperi indetti dalla Cgil per contrastare il cambio di sede legale e il baricentro del comando dell’azienda fuori dall’Italia. Le conseguenze sono l’attuale semidesertificazione degli stabilimenti di Mirafiori, Rivalta e di gran parte dell’indotto torinese e italiano. E’ chiaro che il ruolo di un giornale edito da un editore che ha i suoi principali interessi in ambito industriale serve principalmente a convogliare il consenso sulle sue iniziative o, perlomeno, a contenerne l’eventuale ostilità. La linea la dettava l’avvocato Agnelli: quello che è bene per la Fiat è bene per l’Italia. Naturalmente tale linea si inverava con le iniziative politiche del cosiddetto partito trasversale della Fiat , presente allora nel comune di Torino, nelle altre istituzioni e, ovviamente, nel Parlamento. I giornali degli Agnelli, pertanto, erano, per forza di cose se non filogovernativi almeno non ostili al governo, di qualsiasi colore fosse.
La linea di Elkann
Oggi che la più grande industria italiana è stata venduta ai francesi è meno decifrabile la linea politico editoriale di Elkann. L’erede dell’Avvocato, venuta meno la tutela di Marchionne che, secondo qualche gola profonda ,lo considerava poco più che un figlio di papà viziato e inetto, ha deciso di schierare i suoi giornali contro il governo, forse perché enfatizza la difesa dell’interesse nazionale e utilizza troppo spesso la golden power, che un governo di sinistra non volle applicare quando fu venduta la Magneti Marelli.
Per approfondire leggi anche:
Se può essere almeno in parte condivisibile la tesi di Calenda su Repubblica, storico quotidiano della sinistra, è meno evidente la motivazione della posizione di forte e gridata opposizione all’attuale governo del quotidiano torinese. Qualche analista sostiene che lo spostamento degli interessi degli Elkann all’estero, hanno reso meno importante il ruolo di gestione del consenso alle iniziative economico/finanziarie/industriali della famiglia. Dopo lo spostamento recente della sede legale ad Amsterdam della Exor ,che è la cassaforte della famiglia, il giornale torinese addirittura rivendica e lancia ,quasi fosse un soggetto politico, la necessità di un nuovo governo tecnico al posto di quello attuale ,espressione del voto degli italiani. Insomma, gli interessi di Elkann veleggiano per altri lidi, lontani dall’Italia dove si comprano dalle miniere d’oro al 15% della Philips alle aziende della sanità privata. In Italia si vende. A quando la vendita anche dei suoi giornali?
I più letti
CronacaQui.it | Direttore responsabile: Andrea Monticone
Vicedirettore: Marco Bardesono Capo servizio cronaca: Claudio Neve
Editore: Editoriale Argo s.r.l. Via Principe Tommaso 30 – 10125 Torino | C.F.08313560016 | P.IVA.08313560016. Redazione Torino: via Principe Tommaso, 30 – 10125 Torino |Tel. 011.6669, Email redazione@cronacaqui.it. Fax. 0116669232 ISSN 2611-2272 Consiglio di amministrazione: Presidente Massimo Massano | Consigliere, Direttore emerito e resp. trattamento dati e sicurezza: Beppe Fossati
Registrazione tribunale n° 1877 del 14.03.1950 Tribunale di Milano
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo..