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il delitto di via san massimo

Ucciso a martellate, il killer è un pentito di mafia: ecco la sua storia

L'uomo, già condannato nel 2019, si trovava a Torino

Il corpo della vittima portato via e (nel riquadro) il presunto killer

Il corpo della vittima portato via e (nel riquadro) il presunto killer

Aveva già ucciso in Campania, assassinando e dando alle fiamme un corriere della droga. Per poi pentirsi e finire condannato a “soli” 15 anni mentre il suo complice si beccava l’ergastolo. Ha ucciso di nuovo, ma questa volta a Torino, massacrando a martellate il 58enne Massimo Lodeserto e nascondendo il suo corpo in una cantina del centro città. E’ Nino Capaldo l’uomo fermato dai carabinieri per il brutale delitto di via San Massimo. Un pregiudicato affiliato al clan Gagliardi-Fragnoli di Mondragone. Un camorrista, insomma, che si trova a Torino perché inserito nel programma di protezione. I carabinieri l’hanno interrogato a lungo ieri dopo il fermo e Capaldo - assistito dall’avvocato Antonio Di Micco - ha già fatto le prime ammissioni.
A Torino, Capaldo, 58 anni, stessa età di Lodeserto, viveva nell’antico palazzo di via San Massimo, dove al civico 33 ci sono inquilini Atc. Il 30 agosto scorso ha avuto una accesa lite con la vittima, per poi massacrarla a martellate e gettare il suo corpo in cantina. E il corpo di Massimo Lodeserto è stato ritrovato ieri mattina dai carabinieri. Era in cantina, gettato tra le masserizie quando ancora era estate. Ed è stato ritrovato dopo più di tre mesi. Sparito il 30 agosto, l’ultima immagine da vivo di Massimo Lodeserto era stata ripresa dalle telecamere del palazzo di via Cernaia 15. Indossava una felpa rossa legata in vita ed era a passeggio con un amico. Tre mesi e quattro giorni fuori dai radar, e dopo la sua sparizione gli appelli per ritrovare Massimo sono stati fatti anche a “Chi l’ha visto?”.

Le indagini sono affidate ai militari del Nucleo investigativo e Nino Capaldo avrebbe ammazzato Massimo Lodeserto per motivi economici. Si parla infatti di un maxi-debito di circa 100mila euro, ma non è tutto, perché al centro di questa storia finita in tragedia c’è pure una donna. Una donna che prima era fidanzata con Lodeserto, e che ora sarebbe invece l’attuale compagna di Capaldo. In pratica, la donna “contesa” aveva una ditta di pulizie e, stando ai racconti del fermato, quella ditta avrebbe chiuso i battenti per colpa di Massimo, che avrebbe sottratto 100mila euro per poi perderli al gioco. Da qui sarebbe scaturita poi la furiosa lite tra Capaldo (che nel frattempo si era fidanzato con la ex della vittima) e Lodeserto. Una violenta discussione nata il 30 agosto scorso, con quel maxi-debito di mezzo. Parole grosse, e poi le martellate. Massimo è finito in cantina e per ritrovarlo i carabinieri di Torino si sono avvalsi della collaborazione dell’unità cinofila di Bologna, che ha cani specializzati nel ritrovamento di cadaveri. Nino Capaldo, dopo l’interrogatorio è uscito da via Valfré coprendosi il volto con un sacchetto di plastica, per nascondersi ai flash. Spetterà ora ai militari proseguire nelle indagini, mentre in Procura il fascicolo è stato affidato al pubblico ministero Marco Sanini. Lodeserto, ultimo di 4 fratelli e originario di Brindisi, viveva in via Cernaia ma quando i suoi familiari sono entrati nell’alloggio lo hanno trovato come abbandonato in fretta e furia. Creme comprate da Tigotà, ma mai tirate fuori dalla confezione, e poi panni stesi e un accappatoio sul divano. Di Massimo, nessuna traccia.

Intanto in via San Massimo, mentre i necrofori portavano via il corpo arrivavano i residenti. «Qui ci sono sempre stati dei brutti giri, anche di prostituzione. E i carabinieri hanno sequestrato droga parecchie volte», afferma Quinzio Ferraro, residente da 20 anni. Forse, nemmeno lui sapeva del passato del suo inquilino originario di Frattamaggiore, condannato a 15 anni nel 2019 in Cassazione: con Giuseppe De Filippis (che si prese l’ergastolo), nel 2014 pestò e uccise a colpi di pistola Edokpa Gowin detto “Nokia”, corriere della droga, portando il suo cadavere in campagna e bruciandolo dentro la macchina. Un delitto efferato, proprio come quello di Lodeserto. Ucciso, e poi scaricato in cantina.

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