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Il pandoro di Natale

A lei un milione, all'ospedale 50mila euro. Ferragni si difende, ma una mail...

La maximulta dell'Antitrust, il ricorso della Balocco e tutti i retroscena

l'influencer

Chiara Ferragni

Il 18 novembre del 2022, con la campagna pubblicitaria alle porte, un manager della Balocco scriveva ai colleghi, relativamente alla campagna del “pandoro griffato da Chiara Ferragni: «Per me ok ma massima attenzione all’attività benefica che ci espone a pubblicità ingannevole correlata alle vendite». Sì, perché il concetto era che quella campagna avrebbe visto l’azienda dolciaria piemontese e la super influencer alleati per beneficenza a favore dell’ospedale Regina Margherita di Torino: ma non comprando il pandoro, perché la Balocco aveva già fatto la donazione - necessaria per acquistare un nuovo macchinario per le cure terapeutiche dei bambini affetti da osteosarcoma e sarcoma di Ewing - prima ancora di avviare la campagna. Risultato? Per l’Antritrus era effettivamente «pratica commerciale scorretta». Secondo l’Autorità garante della concorrenza, «le suddette società hanno fatto intendere ai consumatori che acquistando il pandoro “griffato” Ferragni avrebbero contribuito a una donazione all’ospedale Regina Margherita di Torino. La donazione di 50mila euro, invece, era già stata effettuata dalla sola Balocco mesi prima. Le società riconducibili a Chiara Ferragni hanno incassato dall’iniziativa oltre un milione di euro».

Quindi, ecco che per la Balocco è arrivata una sanzione da 420mila euro mentre per Fenice S.r.l. e TBS Crew S.r.l., che gestiscono i marchi e i diritti relativi alla personalità e all’identità personale di Chiara Ferragni, rispettivamente per 400mila e per 675mila euro. Secondo l’Antitrust la pratica scorretta si è articolata in diverse condotte: far credere, nel comunicato stampa di presentazione dell’iniziativa, che i consumatori avrebbero contribuito alla donazione acquistando il” Pandoro Pink Christmas” al prezzo di oltre 9 euro (contro i euro 3,70 del pandoro non griffato). Non solo: su ogni pandoro “firmato” c’erano informazioni che avvaloravano questo pubblicità, riportata anche su post e stories nei canali social di Ferragni.

A proposito del prezzo, l’Autorità ritiene che un costo più che doppio abbia contribuito a indurre in errore i consumatori rafforzando la loro percezione di poter contribuire alla donazione. Una pratica che ha «limitato considerevolmente la libertà di scelta dei consumatori facendo leva sulla loro sensibilità verso iniziative benefiche, in particolare quelle in aiuto di bambini affetti da gravi malattie, violando il dovere di diligenza professionale e integrando una pratica commerciale scorretta, connotata da elementi di ingannevolezza».

Mentre la Balocco annuncia ricorso, Chiara Ferragni affida il suo pensiero a un post su Instagram: «Mi dispiace che dopo tutto l’impegno mio e della mia famiglia in questi anni sul fronte delle attività benefiche, ci si ostini a vedere del negativo in un’operazione in cui tutto è stato fatto in totale buona fede. Quella con Balocco è stata un’operazione commerciale come tante ne faccio ogni giorno. In questa in particolare ho voluto sottolineare la donazione benefica fatta da Balocco all’ospedale Regina Margherita perché per me era un punto fondamentale dell’accordo».

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