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L'INTERVISTA
02 Gennaio 2024 - 06:40
Alberto Cirio
Presidente, perdoni il cliché, ma questo è un periodo dell’anno tradizionalmente dedicato ai bilanci. Se si guarda indietro, nel 2023, cosa vede?
«Il 2023 è l’anno in cui finalmente si è sbloccato il Piemonte. Per tre anni abbiamo solo gestito l’emergenza e ora possiamo gestire il futuro, con fiducia. Abbiamo sbloccato grandi opere ferme da anni e il Piemonte, dopo decenni, cresce più di media nazionale dopo decenni, e ha il tasso di disoccupazione più basso da anni, a dimostrazione che stiamo ripartendo».
Un rimpianto?
«Aver avuto poco tempo per programmare a causa del Covid. È il motivo per cui ho deciso di dare la mia disponibilità a ricandidarmi alla guida del Piemonte: abbiamo fatto tanto ma c’è ancora tanto da fare: come insegnano gli scout, io vorrei poter finire quello che ho iniziato».
Sulla gestione della sanità regionale la attaccano i dem e parlano di “tante promesse mancate”. Cosa risponde?
«La sanità è un tema che dovrebbe essere fuori dalle polemiche elettorali perché tocca perché la pelle viva delle persone e dobbiamo remare tutti nella stessa direzione. Le critiche vanno sempre ascoltate ma bisogna partire dai fatti e i fatti dicono che da almeno 20 anni in Piemonte si sono fatti tagli sulla sanità. L’edilizia sanitaria è stata bloccata per anni, così come le assunzioni. Le liste d’attesa non sono un problema che nasce oggi: hanno radici decennali e il Covid ha peggiorato la situazione. Per me è inaccettabile che una persona possa curarsi solo se ricorre al privato: il nostro dovere è garantire la sanità per tutti. Il lavoro è lungo, perché ci sono stati decenni di incuria e tagli, ma noi siamo ripartiti, con impegno e determinazione».
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Può dirci di più del nuovo piano di edilizia sanitaria?
«Vale oltre 4,3 miliardi di euro che non si era mai visto in Piemonte. Ci sono risorse del Pnrr, ma anche quasi 3 miliardi di risorse dello Stato e Regionali che non c’erano e che siamo andati a cercare. Risorse che abbiamo ottenuto grazie a credibilità e impegno e altri prima di noi non l’avevano fatto. Ci sono gare in corso o pronte a partire per 11 nuovi ospedali per cui ci sono le gare in corso, o che partiranno a breve. Abbiamo un piano per 2 mila assunzioni di infermieri e medici nella sanità entro il 31 dicembre».
Il centrodestra non ha ancora indicato il suo candidato, ma tutti gli occhi sono da tempo puntati su di lei. Salvini, inaugurando il cantiere Tav, ha detto “squadra che vince non si cambia”. Allo stesso modo la premier Meloni ha usato parole di miele nei suoi confronti. Cosa manca per un’investitura ufficiale?
«La politica ha la sua liturgia, le sue forme e la rispettiamo. Le parole di Salvini e della premier Meloni mi onorano e ricambiano me e la mia squadra del tanto lavoro fatto. Sento la mia coalizione al mio fianco. La premier è stata ad Asti un mese fa, per firmare un accordo da oltre 800 milioni per il Piemonte, una delle prime Regioni a firmare. Il vicepremier Salvini è al nostro fianco nella soluzione di tanti problemi infrastrutturali, come ad esempio l’Asti-Cuneo, che sarà completata entro il 2024, dopo 30 anni di attesa. E poi il vicepremier Antonio Tajani, a cui sono molto legato, che oggi è anche segretario politico di Forza Italia. È molto importante sentire la coalizione al mio fianco».
Guardando nel campo avversario, individua avversari temibili? L’alleanza Pd-M5s è possibile secondo lei?
«Ho molto rispetto per gli avversari, per quello che sta accadendo nel centrosinistra, impegnato nella costruzione della squadra e nell’individuazione di un candidato. Non giudico cosa fanno gli altri, mi auguro però che quella che ci aspetta nei prossimi mesi sia una competizione come quella di cinque anni fa, che è stata per me l’occasione per imparare moltissimo da Chiamparino. Al di là delle posizioni diverse, credo che l’obiettivo comune debba essere il futuro e il bene del Piemonte».
Olimpiadi. Cesana la spunterà?
«La proposta di Cesana è nata perché a un certo punto sono emerse difficoltà, che parevano insuperabili, per realizzare la pista di Bob a Cortina. Il Piemonte, insieme a Torino e alla Città metropolitana, ha quindi messo a punto un dossier che consentisse alle Olimpiadi italiane di rimanere in Italia, rispettando i tempi richiesti dal Cio, le caratteristiche tecniche della pista e con costi contenuti, recuperando un impianto che già c’è. Ci siamo messi a disposizione. Voglio ricordare che Torino non è fuori dalle Olimpiadi perché è stata esclusa, ma perché qualcuno ha detto che non le voleva, facendo un errore enorme. Se ci sarà la possibilità di rientrare, e la Fondazione sta analizzando entrambi i dossier, il Piemonte e Torino faranno il meglio per ospitare le gare di bob così come abbiamo fatto a novembre per le Atp Finals, o come faremo il prossimo anno con il Tour de France e il Giro d’Italia rinnovando, con competenza e grande qualità, la nostra patente internazionale di ottimi organizzatori di grandi eventi.
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Qual è il ricordo più caro di questi quattro anni alla guida della Regione?
«Può sembrare strano, ma forse è proprio il Covid. È stato un momento di dolore, per chi come me aveva incarichi amministrativi sono stati due anni complicati, in trincea. Eppure è anche il ricordo più bello perché ne siamo usciti: ho fatto tutto quel che potevo e sapevo per portare il Piemonte ad essere una delle regioni più virtuose nella gestione della pandemia e dei vaccini. Il generale Figliuolo durante le riunioni diceva “fate come il Piemonte”, siamo diventati un modello nella campagna vaccinale: ogni vaccino in più significava salvare una persona in più».
Vuole sapere il mio? La missione per andare a prendere i bambini ucraini in Romania per portarli all’ospedale Infantile del Regina Margherita.
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