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La sentenza
18 Gennaio 2024 - 08:30
Era depresso e si era rivolto a psicologi e psichiatri. Ma stava talmente male che un pomeriggio aveva deciso di andare a Barriera di Milano a cercare una pistola. Invece ha trovato due uomini che lo hanno rapinato e picchiato. Poi uno lo ha anche violentato: per questo ieri lo stupratore, Ismaila Tourè, è stato condannato a 8 anni e 3 mesi di carcere. Per il complice, invece, i giudici hanno stabilito una condanna a 5 anni e 1 mese.
Si è conclusa così la storia da horror che ha coinvolto un ventenne della prima cintura, vittima di due aggressori africani (come ricostruito dalla polizia, coordinata dal pubblico ministero Barbara Badellino). I fatti risalgono a poco più di un anno fa, la sera del 22 ottobre 2022. Matteo (nome di fantasia) ha spiegato di soffrire di depressione: «Sono uscito di casa perché cercavo una pistola e volevo farla finita» ha raccontato, disperato dopo quello che gli era successo. A quanto pare un amico lo ha accompagnato da quei due uomini, che lo hanno convinto a seguirli dentro l’ex scuola Salvo D’Acquisto, edificio abbandonato da anni fra via Tamagno e via Tollegno nel quartiere Barriera di Milano.
Lì dentro i due uomini sono passati alle mani: il senegalese ha iniziato a picchiare Matteo con pugni e schiaffi. Poi, colpendolo a raffica sulla testa, lo ha costretto a praticarli sesso orale. Anche l’altro ha colpito il ragazzo e poi ha partecipato alla rapina: secondo l’accusa, i due gli hanno portato via la cintura, cellulare, documenti, chiavi di casa, orologio, uno zainetto e il portafogli con dentro 70 euro. E lo hanno lasciato praticamente nudo, visto che gli hanno preso pure felpa, jeans, scarpe e cappellino: è così, in mutande, che Matteo è riuscito a scappare e a chiedere aiuto. Una pattuglia della polizia lo ha soccorso e lo ha accompagnato in ospedale, dove i medici gli hanno riscontrato un ematoma a un occhio guaribile con dieci giorni di prognosi.
Da quel momento sono scattate le indagini, che hanno permesso di rintracciare i due aggressori (assistiti dagli avvocati Luca Tommaso Calabrò e Ilenia Albanese): il senegalese è stato trovato in una baracca con accanto il cappello della vittima ed è stato arrestato. Nel frattempo è stato rintracciato anche il marocchino, fermato dai carabinieri con addosso il portafogli del ventenne rapinato: dentro c’era una sua foto.
«E’ successo come ha raccontato Francesco - ha ammesso il marocchino prima della condanna mentre il senegalese ha negato tutto - Dev’essere fatta giustizia e dobbiamo pagare per quello che abbiamo fatto: in cielo, in terra e in questo tribunale».
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