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il caso

Selvaggia Lucarelli nei guai a Torino: «Mi deve 320mila euro»

Un maxi-risarcimento è stato chiesto alla nota blogger e influencer

Maxi-risarcimento chiesto davanti al Tribunale di Torino a Selvaggia Lucarelli

Maxi-risarcimento chiesto davanti al Tribunale di Torino a Selvaggia Lucarelli

Prima la gogna sui social, ora la causa con richiesta di maxi-risarcimento a Torino. Non c’è pace in questi giorni per Selvaggia Lucarelli. Finita al centro di polemiche per il caso di Giovanna Pedretti, ristoratrice di Lodi trovata morta nel fiume dopo essere stata attaccata sui social (anche dalla Lucarelli e dal suo fidanzato Lorenzo Biagiarelli) per un post in cui replicava a un cliente, adesso alla nota blogger e influencer vengono chiesti 320mila euro.

A pretenderli è Claudio Foti, lo “psicologo di Bibbiano”. Assolto in appello dopo la condanna in primo grado nella vicenda sui presunti illeciti a Bibbiano, Foti chiede alla Lucarelli e a due giornali che hanno ospitato nove suoi articoli tra il 2019 e il 2021 un risarcimento di 320mila euro e la causa civile è stata avviata davanti al Tribunale di Torino. Danni indicati come derivanti da diffamazione e lesione dell'identità professionale di Claudio Foti finito «nell'angoscia di doversi confrontare con illazioni, pregiudizi, calunnie generate da parte di una delle influencer più famose d'Italia». Tra i passaggi considerati diffamatori, ce n'è uno in cui la Lucarelli fa riferimento al ruolo di Foti nel suicidio di quattro persone avvenuto nel 1996 a Sagliano Micca (Cuneo) durante il processo in cui erano accusate di pedofilia: «Quella botola, le perquisizioni lo accertarono, non esisteva. Ma la sua esistenza fu segnalata al pm dell'epoca attraverso un fax, con sopra scritto “urgente”, proprio di Claudio Foti. Nonno, nonna, padre e zio si suicidarono per quelle accuse», scriveva in un articolo la Lucarelli.

«La malafede e l'intento mistificante di Lucarelli appare palese - così l'avvocato Luca Bauccio, legale di Foti -. Non solo costei impone al lettore una verità giudiziaria inesistente, non predicabile, ossia l'innocenza degli accusati morti suicidi, ma inferisce un collegamento tra il presunto errore che ha portato al suicidio e il dottor Foti. Ciò sulla base di un mero fatto: l'aver trasmesso al pubblico ministero che lo aveva incaricato di sentire il minore un fax urgente con le dichiarazioni raccolte». Secondo l’avvocato Bauccio la Lucarelli ha alimentato «una vera e propria campagna stampa, un linciaggio mediatico che hanno travolto tutta la storia personale e professionale di Foti, la sua vita privata, la sua identità di stimato psicoterapeuta». Tra gli articoli per i quali si chiede un risarcimento ce n'è uno in cui Lucarelli mette insieme diversi casi: «Bibbiano, Veleno, Sagliano Micca, Rignano Flaminio e le tante vicende in cui Claudio Foti e i suoi collaboratori erano periti e consulenti, sono state soprattutto storie di adulti distrutti, guastati per sempre da accuse infamanti le cui uniche prove della colpevolezza erano traumi estratti dagli ostetrici dei ricordi».

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