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Chi è Gianfranco Pizzuto

La storia della supercar elettrica per la Fiat, che Marchionne non volle

La fondazione della Fisker, il rapporto con Tesla e quell'incontro segreto a Torino

La storia della supercar elettrica per la Fiat, che Marchionne non volle

Anche se ha già incontrato un senatore - Lucio Malan, di Fratelli d’Italia -, oltre al sindaco di Grugliasco, Gianfranco Pizzuto non sta cercando sponde politiche propriamente dette: «Io non indosso magliette di alcun genere, anzi credo che nel momento in cui si propone qualcosa per il territorio si debba andare oltre tutto questo. Oltre al senatore, ho avuto un incontro al ministero, con un gruppo di tecnici che mi hanno fatto il terzo grado, per capire se sia una persona seria e affidabile. Ma credo che la mia storia parli per me».

Nato a Merano 63 anni fa, racconta che la sua prima auto “ereditata” è stata una Fiat 850, poi ha potuto comprarsi «una magnifica Fiat Uno 45SL». E il suo cuore batte per i modelli Lamborghini creati dal centro stile di Nuccio Bertone, proprio a Grugliasco. Prima di Fulminea aveva un progetto, non andato in porto, per un team di FormulaE italoturco. Ma la sua avventura da visionario e pioniere dell’elettrico è cominciata nel 2007 negli Stati Uniti, quando fondò una start up per produrre la Fisker Karma, una supercar elettrica ed ecologica. Nel 2018, in Italia, ha brevettato un nuovo tipo di batteria, quella che farà la differenza fra le sue auto e le altre. E che, paradossalmente, la Fiat avrebbe potuto avere già dieci anni fa, ma Marchionne non ne volle sapere.

Era il maggio del 2013, Pizzuto si è presentato a Torino, ai cancelli di Mirafiori, al volante della sua Fisker Karma, «ma mi venne detto che senza un’auto del Gruppo non potevo entrare. Dovetti posteggiare lontano. Faceva un caldo pazzesco e arrivai all’appuntamento tutto sudato». Un appuntamento al terzo piano degli Enti Centrali per presentare la sua offerta a Sergio Marchionne.

«Lo avevo conosciuto al Salone di Ginevra - racconta - e, arrivato nel nostro stand, disse “Ah sì, voi siete quelli di Tesla...”. E dire che proprio Fiat comprava da Tesla i carbon credit elettrici per compensare le sue emissioni di carbonio! In America, comunque, i media mi avevano chiamato “l’italiano di Tesla” ed essendo Elon Musk un “bad boy” già all’epoca, alcuni nostri finanziatori si ritirarono, quindi dovetti mettere in liquidazione controllata la Fisker. Da lì, l’idea di venderla a Fiat, che non aveva ancora completato la fusione con Chrysler».

In quel periodo, Fisker Automotive, oltre alla Karma, aveva diversi altri modelli in cantiere e quasi pronti per entrare in produzione: un coupé decappottabile, una media cilindrata, una station wagon e un Suv, «tutto con tecnologia ibrida plug-in. Sapendo che Fiat e Chrysler si stavano preparando per la fusione, divenendo poi FCA, proposi di aggiungere anche Fisker Automotive nella fusione e valutare gli asset di Fisker che potevano essere successivamente pagati con azioni della nuova società. Il gruppo appena formato avrebbe potuto sfruttare immediatamente la tecnologia e trasferire il know-how agli altri marchi». Ma Marchionne disse no. «Non credeva nell’elettrico: credeva nel metano, nell’idrogeno, pensava che il diesel sarebbe sopravvissuto, insomma tutto tranne l’elettrico».

Ironia della sorte, proprio nel 2013 Marchionne inaugurava lo stabilimento Maserati intitolato all’Avvocato Agnelli, di cui in questi mesi è stato certificato il fallimento. Ora, non solo quella fabbrica, ma anche quel tipo di mercato è ciò cui punta Estrema. Con il rimpianto che Fca o Fiat avrebbe avuto con anni di anticipo quella tecnologia talmente necessaria, nel mercato di oggi, da portare all’alleanza con Psa per far nascere Stellantis.

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