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IL RETROSCENA

Le 2 vie del centrodestra per dire “no” ad Askatasuna

Ecco cosa è successo in casa Meloni

Montaruli e Crosetto

Montaruli e Crosetto

Al di là dei sorrisi in favore di telecamera, si respira aria di tensione (neppure troppo celata) tra le fila del centrodestra torinese. In particolare, nella casa di Fratelli d’Italia, tra quelle che potrebbero essere considerate due correnti (per usare un termine caro alla sinistra). Da una parte, l’onorevole Augusta Montaruli - vice capogruppo alla Camera e fedelissima di Meloni - prepara un referendum abrogativo cittadino, con annessa petizione su Change.org sostenuta dai consiglieri torinesi Enzo Liardo e Ferrante De Benedictis. Dall’altro, il capogruppo in Comune Giovanni Crosetto (nipote del Crosetto ministro), si adopera per una delibera popolare. E non le manda a dire. «Quelli che credono di potersi occupare di qualsiasi questione solo perché sono in campagna elettorale, dovrebbero lasciare lavorare noi consiglieri comunali - tuona -. Siamo stufi di chi cerca di raccattare solo qualche voto personale, passando dal no all’ospedale della Pellerina al cavalcare la protesta sul conguaglio Atc. Restiamo uniti, ora basta».


Così il caso Aska entra prepotentemente nella campagna elettorale e il partito della Meloni mostra il fianco ad alcune frammentazioni, cosa che gli osservatori politici più attenti avevano già colto nel passato recente. «Non c’è nessuna polemica in corso» cerca di gettare acqua sul fuoco Crosetto. «Se qualcuno mi attacca, io non sono solita rispondere con un altro attacco. Tanto meno se proviene dalle fila del mio stesso partito» replica, di ghiaccio, Montaruli. Resta invece nel merito del contendere l’assessore di Fdi Maurizio Marrone. «La delibera di Crosetto deve passare al vaglio del consiglio comunale, dove Lo Russo detiene la maggioranza - ricorda -. Va da sé che non la approverebbero». Di contro, il referendum popolare «lascia libera scelta ai cittadini».

Questioni meramente formali in apparenza, ma che sembrano celare qualcosa di più profondo. Nonostante gli sforzi per nascondere la polvere sotto il tappeto infatti, i malumori di questi giorni sono emersi con chiarezza durante la conferenza stampa, convocata a Palazzo Civico, da Lega, Fdi, Fi, Torino Libero Pensiero e Torino Bellissima (che per l’occasione sembra essere rientrata nelle grazie della coalizione). Seduto al centro del tavolo, Crosetto junior. Due posti più in là, il suo vice in aula, Liardo, rimasto silente per la maggior parte del tempo. Di contro non si astiene dal dire la sua il capogruppo della Lega Giuseppe Catizone, che ha ricordato più volte a Crosetto come l’iniziativa fosse della coalizione e «non solo sua».

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