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IL COLLOQUIO
15 Febbraio 2024 - 08:00
Salone del Libro
Basta guardare al numero dei visitatori della passata edizione (215mila) per capire che il Salone Internazionale del Libro di Torino ormai gioca nel campionato dei grandi. Con tutto quello che ne consegue in termini di costi di gestione, immagine e flussi turistici. Di contro, il mercato dell’editoria non viaggia di pari passo con la crescita della kermesse ed è indispensabile mantenere contenuti i prezzi per gli espositori in modo tale da garantire a tutti (anche ai più piccoli) la possibilità di partecipare. Per fare questo c’è bisogno del sostegno delle istituzioni. «Serve l’aiuto di tutta la comunità torinese» l’appello lanciato dal presidente dell’Associazione Torino, la città del libro, Silvio Viale, proprio in occasione della prima conferenza stampa di presentazione dell’evento. «Lavoriamo a un progetto che sostenga l’editoria. Anche le imprese possono aiutarci molto in questo senso» l’invito di Viale.
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La “bibliodiversità”
Se paragoniamo il Salone del Libro ad altre grandi fiere che si tengono oggi in Italia, salta subito all’occhio una differenza: il costo degli spazi per gli espositori. «In ambiti come quello del food, del vino o anche per il marmo, pagano circa 250 euro al metro quadro, mentre da noi ne spendono circa cento» spiega Viale. «Questo perchè il mercato del libro non è speculare al Salone. Posto che in Italia abbiamo quattro grandi gruppi editoriali che vendono il 50% dei libri e poi tutti gli altri, per poter accogliere tutti i membri della filiera non possiamo alzare i prezzi. La “bibliodiversità” è fatta di piccoli imprenditori. Questo è un progetto che ha bisogno di molte attenzioni e non ha il potere economico che hanno le altre grandi fiere».
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Ristoranti e hotel
Nell’ottica di migliorare l’esperienza dei visitatori del Salone del Libro, Viale coglie l’occasione per rivolgersi anche ad albergatori e ristoranti. I primi, «dovrebbero proporre prezzi calmierati soprattutto per le scuole che partecipano al Salone». Mentre per quanto riguarda i ristoranti, «dovrebbero fare orari più lunghi per accontentare chi viene da fuori». Nel mirino ci sono poi le carenze dei mezzi pubblici e i disservizi legati ai cantieri. «Quando c’è un grande evento, in città deve esserci uno sforzo da parte di tutti» chiosa Viale. C’è infine la questione della location del Lingotto, giudicata «non all’altezza delle grandi fiere internazionali». Il prossimo anno scadrà il contratto e il Salone potrebbe già essere alla ricerca di una nuova casa.
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