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Economia & Tradizione

Il Gianduiotto ha vinto, avrà l'IGP. Cosa significa e perché la sua è una ricetta unica

Gli svizzeri si arrendono. Gobino: "E' la vittoria di Davide contro Golia"

Il Gianduiotto ha vinto, avrà l'IGP. Cosa significa e perché la sua è una ricetta unica

La “guerra del Gianduiotto” è conclusa. Il tipico cioccolatino torinese, protagonista di un'epica contesa tra la tradizione artigianale e l'industria, diventerà un marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta). Lindt, il colosso svizzero del cioccolato, ha infatti annunciato di non voler più opporsi alla decisione della Regione Piemonte di ottenere questa denominazione per il prodotto faro della città italiana.

“È la vittoria di Davide contro Golia” esulta Guido Gobino, proprietario della storica cioccolateria torinese omonima. Una vittoria che pone fine a una contesa iniziata nel 2017, quando il Comitato del Gianduiotto IGP, formato da 40 aziende e artigiani del cioccolato torinesi - Torino, culla del Gianduiotto - chiese la creazione di un disciplinare per questa dolce specialità. Inizialmente, il gruppo Lindt - che produce un proprio "gianduiotto" e addirittura ha una tavoletta di cioccolato marchiata "Torino" - si era opposto, contestando la ricetta e proponendo modifiche

Se non ci fosse stato Napoleone, (forse) non ci sarebbe mai stato nemmeno il Gianduiotto. Stando a un lungo riassunto proposto dal portale gamberorosso.it, Bonaparte impose il 21 novembre 1806 il Blocco Continentale, che rese molto difficile procurarsi il cacao, fondamentale per la produzione del cioccolato, già diventata uno dei marchi di Torino. I mastri cioccolatai dovettero allora arrangiarsi ed ebbero l’idea di sostituire questa materia prima con le nocciole. Nel 1832 Paul Caffarel imparò a lavorare il cacao per farlo diventare cioccolato e più tardi suo figlio, Isidore, entrò in società con l’industriale Michele Prochet, che ebbe la brillante intuizione di sostituire il cacao con la Nocciola Tonda Gentile delle Langhe finemente macinata; detto, fatto: nel 1852 i due imprenditori brevettarono la nuova ricetta, facendo schizzare alle stelle i margini di profitto della Caffarel-Prochet. Bisogna aspettare il 1865 per arrivare alla forma del Gianduiotto (la “barchetta rovesciata”), rimasta da allora immutata.

L'Indicazione Geografica Protetta è uno dei marchi che mirano a proteggere specialità regionali dalle contraffazioni e dalle modifiche di ricette che farebbero loro perdere l'autenticità. Attualmente in Italia, che è il Paese europeo con il maggior numero di prodotti agroalimentari a denominazione di origine e a indicazione geografica riconosciuti dall’Unione europea, sono 257 i prodotti IGP. E ora, anche il Gianduiotto di Torino entra a far parte di questa prestigiosa lista.

Questo accordo rappresenta molto più di una vittoria per l'artigianalità. Proprio perché gli svizzeri proponevano di inserire nel disciplinare - ossia gli elenchi utilizzati e regolamentati - il latte, ossia un ingrediente utilizzato solo dall’industria. Il vero giandujotto è da sempre fatto solo con tre ingredienti: nocciola, zucchero e massa di cacao. Questo dunque è un primo passo per dire che il Gianduiotto è un prodotto da custodire, celebrare e raccontare perché ha una storia. Oltretutto, come sottolinea Gobino, "è l'unico prodotto che contiene un’altra IGP che è la nocciola del Piemonte”.

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