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Cattedre vuote

Scuola, mancano 14mila prof di sostegno. Ma al concorso sono in 48

La mancanza di specializzazione, la necessità di una nuova formazione e la proposta dell'Università di Torino

Scuola, mancano 14mila prof di sostegno. Ma al concorso sono in 48

Quando un edificio è a rischio crollo, è necessario un intervento strutturale, non un semplice rattoppo. Così sembra essere la situazione dell'insegnamento di sostegno in Piemonte, dove, come nel caso di un grattacielo traballante, c'è un disallineamento vertiginoso tra la domanda e l'offerta di insegnanti di sostegno qualificati. Il tutto, ovviamente, si ripercuote sugli studenti bisognosi del sostegno.

Il prossimo concorso per i docenti di sostegno specializzati, previsto per l'11 marzo, infatti rischia di andare deserto. L'Ufficio Scolastico Regionale ha deciso di non rinnovare il protocollo con l'Università di Torino, che riesce a specializzare solo 600 insegnanti di sostegno all'anno, un numero decisamente insufficiente rispetto ai 14mila docenti mancanti in Piemonte. E le domande per le prossime prove sono 48 a fronte di 1.357 posti disponibili, come rimarcano i dati della Cisl.

«Il protocollo di intesa era finalizzato all’incremento dei posti per il TFA sostegno: senza questo presupposto, si crea una grave criticità per le scuole e ancor più per i bambini e i ragazzi con disabilità del Piemonte» afferma Stefano Suraniti, direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale.

Senza il TFA, il "Tirocinio formativo attivo" necessario per ottenere la specializzazione sul sostegno, non si può partecipare al concorso. Ciò significa che i posti continueranno a essere coperti per oltre due terzi da insegnanti senza titolo, in gran parte precari che cambiano ogni anno. Al momento, per dare un'idea della situazione, gli specializzati sono 5mila su 18mila al lavoro, molti dei quali hanno specializzazioni in diverse materie ma non la competenza specifica o l'esperienza.

Maria Grazia Penna, segretaria regionale di Cisl Scuola, insieme a Flc Cgil, Uil Scuola e Rua ha inviato una lettera aperta con «la ferma richiesta all’Università di Torino di un cambiamento di direzione e di una maggiore apertura riguardo all’accoglienza dei bisogni della scuola e dei docenti». L'Università, dal canto suo, ha risposto affermando che la preparazione di insegnanti specializzati richiede l'utilizzo di una didattica laboratoriale, che necessita di tanti formatori e strutture adeguate. Secondo UniTo, sarebbe impossibile aumentare a dismisura il numero dei posti senza andare a diminuire la qualità della formazione.

L'Università di Torino propone un cambio di sistema con la cosiddetta cattedra inclusiva. «Se tutti gli insegnanti, e non solo quelli di sostegno, fossero più formati alla cultura dell’inclusione, ne avrebbero un immenso beneficio non solo gli alunni con disabilità, ma tutta la classe», sostiene l'Università. Questo approccio, se implementato, potrebbe rivelarsi una soluzione efficace e sostenibile al problema attuale.

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