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Il caso
12 Marzo 2024 - 14:01
Barba e capelli sulla panchina del giardinetto
Un rasoio, un paio di forbici, un asciugamano se è il caso. Non serve molto altro a chi di “mestiere” fa il parrucchiere abusivo. È necessario solo il bel tempo, anche nuvolo. Purché non piova ovviamente. E poi una panchina di un giardino qualunque, dove sedersi a farsi tagliare i capelli. Magari vicino a un toret, dove lavarsi i capelli prima del taglio.
La foto scattata qualche giorno fa in corso Umbria, angolo via Livorno, a San Donato, tuttavia, sembra parlare chiaro. Questa almeno è la denuncia del consigliere di Fdi della Circoscrizione 4, Luca Maggia. «Io ho presentato un’interpellanza a tal riguardo - spiega Maggia -, nel rispetto di chi paga le tasse e a tutela delle più elementari norme igienico sanitarie».
Nell’immagine una donna, con borsetta degli attrezzi al seguito, fa capolino in piazza Umbria. Un ragazzo di colore si siede, si fa rasare i capelli. Bastano pochi minuti e non è necessaria nemmeno una ricevuta. Obbligatorio il pagamento in contanti, altro che Satispay. Finito il taglio, la donna lava il rasoio alla vicina fontanella. E poi via con il prossimo cliente di turno.
«Che senso ha pagare le tasse per aprire una attività - continua Maggia -, quando puoi tranquillamente tagliare i capelli a chiunque in un giardino di Torino senza che nessuno ti venga almeno a chiedere che cosa tu stia facendo?». Polemica che su Facebook ha scatenato un fiume di commenti. «Ma che fastidio vi da se uno si rade o si taglia i capelli su una panchina? E se mangiasse un panino?» la replica del consigliere, Silvio Viale, a cui sono seguiti altri 35 messaggi.
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