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Il caso

Fino a 3 mesi di attesa per una visita medica, il percorso a ostacoli dei transgender torinesi

Presentato il percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta), chiamato a ridurre il numero dei disagi

presentazione del Pdta

Presentazione del Pdta

Incongruenza e disforia di genere possono essere parole che dicono poco a chi non fa parte dello 0,3% di popolazione transgender in Italia. Eppure queste condizioni recano quasi sempre con sé lunghi e dolorosi anni di terapia psicologica, ormonale, legale, fino a quella chirurgica.bIn Piemonte e Valle d’Aosta il Cidigem - Centro interdipartimentale disturbi identità di genere Molinette - è l’unico servizio pubblico - a fronte di più di 13mila persone transgender in Piemonte - che fornisce un supporto globale a chi si trovi in questa condizione, con tutti i disagi del caso. Uno su tutti i tempi di attesa: dai 3 mesi per una visita psichiatrica fino a 2 anni per un intervento di mastoplastica additiva.

Si tratta di un iter in gran parte convenzionato dalla sanità pubblica: «Con grosso sforzo promuoviamo questi percorsi di assistenza multidisciplinare che mirano a garantire continuità nella presa in carico dei soggetti coinvolti», ammette il direttore sanitario della Città della Salute e della Scienza di Torino Lorenzo Angelone, alla presentazione del nuovo percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta), che ha raccolto medici e pazienti nell’aula magna Dogliotti, all’ospedale Molinette.

Il servizio offre, infatti, un’equipe di medici specializzati che, dopo aver raccolto l’anamnesi clinica, definiscono gli step terapeutici con il paziente - e con i loro genitori, se minorenni. «Non è mai troppo presto per affrontare questi temi - afferma l’assessore alle Pari Opportunità Jacopo Rosatelli - linguaggio, scuola, ma anche famiglia e spazio pubblico hanno un ruolo chiave nel favorire l’autodeterminazione delle persone, piccole o grandi che siano», aggiunge.

«Sappiamo quanto possano essere deflagranti questi temi sui ragazzi e sulle loro famiglie. Il genere si acquisisce tra 3 e 7 anni, ma non sempre corrisponde a genetica o caratteri sessuali. Siamo qui oggi a ribadire che ci prendiamo cura di questi ragazzi», l’intervento di Franca Fagioli, direttrice del dipartimento di Scienze Pediatriche all’Unito. Non sono, però, tutti d’accordo. Il gruppo “Sei Trans*”, che scambia e mette insieme i racconti di chi ha direttamente preso parte ai percorsi, ha colto l’occasione per esprimere a gran voce le proprie rimostranze.

«Dal confronto di racconti abbiamo scoperto che i nostri vissuti hanno dei tratti in comune: in questa fase così delicata delle nostre vite ci siamo trovati a dover subire violenze pesantissime, nel giudizio e nella diagnosi, che non sono accettabili». «Ci spiace se le critiche non sono arrivate a noi prima della loro stesura del piano - la replica della psicologa Chiara Crespi, parte attiva nella redazione del Pdta - «ma il nostro percorso è dinamico e possiamo sicuramente ancora migliorarlo», conclude.

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