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LA DENUNCIA

Liste d'attesa, quattordici mesi per l'esame "salvavita": «Colonscopia? Torni a giugno 2025»

A Torino tempi sempre più lunghi per controlli diagnostici e prestazioni essenziali. E in Regione scoppia la polemica sui 25 milioni di euro messi a bilancio per rispondere all'emergenza: «Sono un'elemosina che non basta»

Liste d'attesa, quattordici mesi per l'esame "salvavita": «Colonscopia? Torni a giugno 2025»

Poco meno di un paio di mesi per una "ecografia muscolotendinea", non certo a Torino, ma a Gravellona. Un anno in più, invece, per una "colonscopia" all'Ospedale San Luigi di Orbassano mentre per una "visita dermatologica" a Grugliasco, ad oggi, si dovranno attendere dodici mesi esatti, perché la prima prenotazione utile è alla fine di marzo del 2025. Stesse tempistiche per una "gastroscopia" al Mauriziano dove, solo qualche giorno prima, potremmo ottenere anche una "risonanza magnetica" alla colonna vertebrale, a differenza dell'Ospedale di Rivoli dove il primo "buco" in agenda è ad agosto di quest'anno. Il quadro si capovolge, poi, per una "ecografia transvaginale" che al Maruziano eseguirebbe il 31 maggio prossimo mentre Rivoli non prima del 10 settembre. Per un "ecocolordoppler" l'unica possibilità resta quella di attendere il 2 marzo 2025.

Questa la più recente istantanea sulle liste d'attesa in sanità all'ombra della Mole Antonelliana che, dopo l'annuncio di uno stanziamento di 25 milioni di euro nell'ultimo bilancio della Regione Piemonte, denuncia il vicepresidente del Consiglio di Palazzo Lascaris, Daniele Valle. «Sui tempi di attesa per visite ed esami nella sanità piemontese non cambia nulla e le promesse di Cirio e Icardi si fermano ad un’elemosina di 25 milioni di euro una tantum per l’abbattimento dei tempi di attesa, approvata ieri nel bilancio con toni trionfalistici ma senza nessun intervento strutturale, per cui finiranno per pagare i “gettonisti” o alle strutture private» attacca Valle. «Eppure i dati che raccogliamo meriterebbero ben altro. La situazione oggi è esattamente la stessa da noi denunciata più volte: il cittadino che contatta il Cup unico regionale nella metà dei casi si sente rispondere che “non c’è posto”, nell’altra metà deve pazientare anche un anno oppure accettare di attraversare tutto il Piemonte. Il fatto che i pazienti cronici non debbano più prenotare tramite il Cup è un’ottima novità, ma rimane irrisolto tutto il resto. I ritardi se non l’impossibilità di prenotare una visita o un esame che non sia urgente non solo spinge i cittadini verso il privato ma vanifica ogni discorso sulla prevenzione».

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