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La sentenza
11 Aprile 2024 - 10:56
Il Tar aveva dato ragione all'Università di Torino ma il Consiglio di Stato ha ribaltato tutto: nel 2018 gli studenti hanno pagato troppe tasse universitarie. 39 milioni di troppo, per la precisione. Che ora l'ateneo e il rettore Stefano Geuna dovranno trovare il modo di restituire, visto che i giudici amministrativi hanno stabilito che «vanno annullate le delibere del consiglio di amministrazione che hanno approvato il bilancio preventivo e consuntivo per l’anno 2018». Non solo: «l'Università dovrà rideterminare l’importo della contribuzione dovuta da ciascuno studente iscritto in quell'anno in modo da non superare il limite generale di legge, risultato nel caso di specie violato, e disporre i necessari conguagli».
Questa sentenza è il frutto del ricorso dell'Unione degli universitari (Udu) sull'eccedenza del rapporto fra la contribuzione studentesca e il Fondo di Finanziamento Ordinario (Ffo) che il Ministero ha versato all'Università di Torino nel 2018. La legge prevede che un ateneo pubblico possa chiedere una contribuzione studentesca pari al 20% del Fondo. In altre parole, se lo Stato dà 100, gli studenti devono mettere 20: «Nonostante la normativa sia chiara sul punto - spiega Pasquale Scordo, coordinatore dell’Udu Torino - l’Università di Torino ha chiesto nel 2018 ben 94 milioni di euro, cioè il 34% del Fondo. Ma avrebbe potuto chiedere soltanto 55 milioni, dal momento che l’Ffo ammontava a 277 milioni. Una palese violazione dei limiti legali, difatti martedì il Consiglio di Stato ha condannato Unito a restituire 39 milioni di euro (il 14% di differenza). Una cifra mostruosa che fa capire la gravità di una sentenza che farà sicuramente storia. Finora solo l’Università di Pavia era stata condannata per ben quattro esercizi finanziari, ma per importi inferiori».
L'Università replica con una nota: «Sebbene la sentenza del Tar di primo grado sia stata a favore dell'ateneo, i cui calcoli del rapporto in oggetto sono stati riconosciuti corretti, ora il Consiglio di Stato ha stabilito che la quota di contribuzione studentesca era in eccedenza rispetto alla percentuale del 20% stabilita dalla normativa. Sulla specifica sentenza sono in corso gli approfondimenti necessari. Va precisato che il peso della contribuzione studentesca negli ultimi dieci anni è notevolmente cresciuto in conseguenza alla forte crescita del numero di studenti».
Gli iscritti all'Università di Torino, infatti, sono passati da 66.400 nel 2013/2014 a 82.000 nel 2022/2023: «Ma il finanziamento ministeriale è aumentato con un ritmo non proporzionale alla veloce crescita delle nuove matricole. L'ateneo ribadisce che continuerà ad adoperarsi per favorire il diritto allo studio di tutti gli studenti, confermando le iniziative a favore dell'ampliamento della no tax area sotto i 23mila euro e per mettere in campo sempre più azioni affinché la contribuzione studentesca possa ancora diminuire».
Va detto che questi guai non riguardano solo il 2018 e solo l'Università di Torino: «L’anno scorso abbiamo stimato che 18 atenei presentavano una contribuzione studentesca fuorilegge nel bilancio preventivo - sottolinea Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Unione degli Universitari –. Molti atenei continuano a scorporare dal gettito totale i contributi versati da studenti fuoricorso e internazionali ma la sentenza di martedì ribadisce come lo scorporo sia illegittimo. Tali pratiche sono inaccettabili dal momento che, come affermato dal Consiglio di Stato, violano la differenza essenziale con gli atenei privati».
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