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Il precedente

Nel passato di "Sasà" Gallo, fra arresti, tangenti e rapporti con i boss

L'ex politico del Psi, nella bufera dopo l'inchiesta sui favori elettorali, era già finito nei guai l'11 marzo 1986

Nel passato di "Sasà" Gallo, fra arresti, tangenti e rapporti con i boss

Il primo scandalo risale agli anni Ottanta, quando Salvatore Gallo venne condannato per aver chiesto tangenti e fatto favori all’ospedale di Orbassano. Il beneficiario? Antonio Esposito, legato mani e piedi con chi aveva fatto sciogliere per mafia il Comune di Bardonecchia. E spuntano collegamenti con le intimidazioni a chi organizzava Torino 2006, l’usura all’ex assessore torinese Giuseppe Rolando e le gare turbate sui primi cantieri della Tav.

Sono passati quasi quarant’anni ma ora tutti questi fatti riemergono dal passato di “Sasà” Gallo, diventato il protagonista dell’inchiesta sulle infiltrazioni mafiose nei cantieri e nella politica (che ha appena portato a nove arresti, fra carcere e domiciliari). Anche il politico 83enne rischia: il pubblico ministero Valerio Longi aveva chiesto che finisse ai domiciliari, il giudice Luca Fidelio non ha accettato e ora il pm ha presentato un appello che sarà discusso a maggio al Tribunale del Riesame.

Gallo, intanto, tace: «Preferisce stare nell’ombra» taglia corto il suo avvocato, Alberto Mittone. Che assisteva già Gallo quando venne arrestato l’11 marzo 1986: era presidente dell’Usl 34 di Orbassano e sei anni dopo venne condannato a un anno e quattro mesi di carcere per aver chiesto una tangente di 10 milioni ai gestori del bar dell’ospedale San Luigi. E per aver favorito la ditta di “Tonino” Esposito nell’appalto per le pulizie. Lo stesso Esposito accusato di usura e di estorsione ai danni dell’assessore torinese Giuseppe Rolando. E ritenuto il “braccio destro” di Rocco Lo Presti, storico boss di Bardonecchia e padrino della ‘ndrangheta in Piemonte.

Ma Tonino sarebbe stato anche il collegamento con Teresio Fantini, per anni ai vertici di Sitalfa, la società delle manutenzioni sulla Torino-Bardonecchia. Per le cosche era “il Generale”, che poi ha passato la mano al figlio Roberto Fantini, oggi accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e finito ai domiciliari proprio per i favori alle cosche.

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