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Fondazione CRT
20 Aprile 2024 - 10:50
Dopo una scossa di terremoto, di solito, arriva quella di assestamento. Ma dalle parti di via XX Settembre si pensa che la scossa più grossa debba ancora arrivare, altro che assestamento. In Fondazione CRT sono volati gli stracci, letteralmente, e adesso, dopo il segretario generale, potrebbe toccare addirittura al presidente fare un passo indietro. Se non fosse che, dalla poltrona che occupa, dovrebbe prima riuscire a fare il grande salto fino alla guida di Cassa Depositi e Prestiti (per quanto l'ipotesi sia abbastanza remota). Ma andiamo con ordine.
Cominciamo da quanto già reso noto, ossia che in Fondazione CRT, nella giornata e nella serata di venerdì, ci sono state le riunioni per le nomine dei membri del Consiglio di indirizzo e l'approvazione del bilancio. Ed è proprio in quest'ultima fase che è successo il pasticcio: Andrea Varese, segretario generale della Fondazione, la guida de facto dell'ente presieduto da Fabrizio Palenzona, si dimette. Il motivo? Praticamente una sfiducia da parte del Cda. E sfiduciare lui equivale a sfiduciare il presidente (che è nominato dal Consiglio d'Indirizzo, da statuto, ma può essere revocato dal Consiglio d'amministrazione) Fabrizio Palenzona.
La mossa di Varese, in carica da meno di dieci mesi, è dovuta a una sua segnalazione sul caso del consigliere Corrado Bonadeo al Ministero. La grana era scoppiata nei giorni scorsi: in pratica, in Fondazione si accusa Bonadeo di avere, con la sua Fondazione di Domani, cercato di instaurare un "patto" fra consiglieri in vista delle nuove nomine da pescare nelle terne suggerite dai referenti istituzionali, Comune e Regione in primis. Bonadeo si dimette, ma Varese manda una nota su questo fatto al Mef, il ministero dell'Economia e delle Finanze. "Il board non è stato avvisato" si lamentano in Cda. Capita la situazione, Varese sente venire meno il rapporto di fiducia - ha quattro consiglieri su sette contro: la vicepresidente Caterina Bima, Davide Canavesio, Annamaria Di Mascio e Antonello Monti - e lascia (anche se ufficialmente le presenterà lunedì le dimissioni). Contestati anche alcuni investimenti della Fondazione, nelle vigne dell’Alessandrino - che è “fortino” di Palenzona - e al di fuori del Nord Ovest.e lascia. E Palenzona?
Il presidente Palenzona, dopo l'approvazione del Bilancio - chiuso con un avanzo di 121 milioni di euro, un patrimonio netto superiore a 2,5 miliardi di euro e una posizione finanziaria netta positiva per 652 milioni di euro -, sospende i lavori e dice "Devo riflettere su cosa fare". Ossia, un passo indietro? Chi segue le cose di Fondazione Crt pensa che adesso, con le nuove nomine che non pochi malumori hanno provocato - per inciso: bocciati i candidati fortemente voluti da Lo Russo e Cirio e anche da Fdi, che è sempre il partito della Presidente del Consiglio -, lui si trovi in minoranza.
Inoltre, ma non è notizia di oggi, in via XX Settembre serpeggiano malumori profondi, al punto di dire che Palenzona, alla guida anche del colosso immobiliare Prelios, è un "presidente in smart working", troppo assente e che coordina "da remoto" l'attività di un ente che, oltre a fare filantropia, è azionista unico di uno dei principali gruppi bancari. Ma anche lasciare non è così semplice, per quanto il suo addio non dispiacerebbe né a Lo Russo né a Cirio, garantiscono i soliti rumors.
Ma lui, l'ex imprenditore democristiano di sinistra, grande lobbista nel campo dei trasporti per le società autostradali, che da presidente di Provincia si è di fatto autoproposto - l'indicazione spettava a lui, in effetti - ai tempi per il posto di consigliere in Fondazione CRT, ha ancora l'ambizione del posto di presidente di Cassa Depositi e Prestiti - che per statuto è deciso dalle fondazioni bancarie.
Quest'ultima partita, che si giocherà con l'assemblea del 13 maggio, potrebbe però essere già chiusa: mentre la politica litiga sul nome dell'amministratore delegato, per la presidenza sembra scontata una nuova conferma dell'attuale, Giovanni Gorno Tempini. Di sicuro in una delle stanze del vero potere torinese si preannunciano giorni agitati, con le diplomazie al lavoro per ricucire. A meno che crolli tutto.
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