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28 Aprile 2024 - 07:00
Fatima, venduta come sposa a 13 anni, è stata salvata a Torino
«Mi chiamo Fatima, sono una bambina e non voglio sposarmi. Lui si chiama Ahmed, non sorride mai. Che strano, mi sposo con un estraneo. E’ assurdo, e di certo è pericoloso». La storia di Fatima (il nome è di fantasia) è quella di una “sposa bambina” che travalica i confini dell’Africa e arriva fino a Torino. Una ragazza, Fatima, che sotto la Mole è stata salvata dalla polizia e ora è costretta a vivere nascosta.
Dall’Africa a Torino
Fatima nasce in Egitto, da una famiglia povera. Fin da piccola conosce la violenza, che le viene inferta con crudeltà dalla zia Saba, alla quale è stata venduta ancora in fasce. Ma il suo spirito indomito viene messo ulteriormente alla prova quando, a 13 anni, viene data in sposa ad Ahmed. Un uomo molto più vecchio di lei, venuto apposta nel bordello di zia Saba per comprare una moglie. Fatima cambia carceriere, ma i soprusi restano gli stessi: Ahmed è violento e non pensa che Fatima sia solo una bambina. Che a 15 anni ha già tre figli, la sua unica gioia, ma nonostante ciò si sente più in trappola che mai. E’ combattuta, ma alla fine prende una decisione: scappa da Ahmed in cerca di una nuova vita, anche se questo significa abbandonare i figli. Passano gli anni e Fatima, dopo mille peripezie, trova un compagno che la ama e torna finalmente a vivere in Europa, a Torino. Qui però viene raggiunta e, se non fosse stato per l’intervento della polizia che indagava sul fenomeno delle spose bambine e che l’ha salvata, sarebbe tornata in Africa, e forse uccisa. Ma Fatima è stata salvata e adesso, dopo qualche anno può raccontare la sua storia: «Io voglio studiare, e grazie allo studio essere meno povera. Forse potrei trovare un lavoro per pagarmi la scuola. Sono una bambina, non so niente della vita, ma di una cosa sono certa: non sono obbligata a sposare un estraneo per uscire dalla mia condizione. Sono certa che sposarmi con un estraneo non significa uscirne ma finire in trappola».
Perché ci sono le spose bambine?
Date ai mariti giovanissime, alcune appena dopo la loro prima mestruazione, altre “promesse” addirittura alla nascita. Sono le “spose bambine”. In generale, si parla di matrimoni precoci quando avvengono in un’età inadeguata al regolare sviluppo psicofisico della persona. Una pratica diffusa? Più di quanto si pensi: ogni anno, nel mondo, 12 milioni di bambine e ragazze, al di sotto dei 18 anni, vengono date in sposa. E sempre nel mondo una donna su cinque, circa 650 milioni in tutto, si è sposata prima dei 18 anni. «Ahmed non è rimasto a lungo senza toccarmi. Da quando Hanè (uno dei figli, ndr) ha compiuto due mesi, ha ripreso le sue abitudini di marito aggressivo. Nessuna delle sue donne usa contraccettivi. Finché sono in età fertile, lui le onora di figli senza chiedere il loro consenso», ha rivelato Fatima. Un “sottobosco”, quello delle spose bambine, che fa venire i brividi: alle ragazze viene negata la possibilità di decidere del proprio corpo e della propria esistenza, con conseguenze immediate, i cui effetti dureranno per tutta la vita. Ragazze che smettono di studiare prematuramente. E la bassa scolarizzazione impedisce loro di uscire dalla povertà e rischiano di essere sfruttate dalla famiglia del marito. Aumentano, di conseguenza, le possibilità di violenza domestica. Senza dimenticare gravidanze precoci e spesso ravvicinate, infatti le bambine sotto i 15 anni hanno cinque volte più probabilità di morire durante la gestazione rispetto alle donne tra i 20 e i 29 anni. Anche i neonati possono nascere prematuri, con un alto tasso di mortalità e un alto rischio di avere problemi cognitivi. A giustificare il fenomeno, povertà e situazioni di conflitto: una figlia è vantaggiosa e la “dote” è un mezzo necessario per sopravvivere.
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