Cerca

Economia & Famiglie

Inflazione: cosa succede agli stipendi? (e ai prezzi). Ecco perché la situazione attuale non durerà

La nota dell'Istat sul primo trimestre 2024: dalla situazione di energia e alimentari alle previsioni di famiglie e imprese

Inflazione, finalmente gli stipendi crescono più dei prezzi (ma non per tutti). Ecco perché non durerà

Una clamorosa inversione di tendenza, finalmente, per le nostre tasche (ma non per tutti). Salgono gli stipendi, salgono di meno i prezzi. Ma le previsioni di famiglie e imprese, nonostante tutto questo, non sono altrettanto positive. E c'è una avvertenza: questo non può durare. Lo dice una relazione economica dell'Istat. Vediamola negli aspetti salienti.

Il documento è la nota sull'andamento dell'economia italiana diffusa dall'Istat che prende in esame il primo trimestre del 2024. In questo periodo, le retribuzioni orarie contrattuali sono cresciute del 2,8% rispetto al primo trimestre del 2023, valore più elevato rispetto alla crescita dei prezzi al consumo (che fa segnare +1,0% nello stesso periodo), "confermando l’inversione di tendenza già osservata negli ultimi tre mesi del 2023" annota l'Istat. "Si conferma - prosegue la nota -, nel settore privato, una dinamica assai più elevata nell’industria (+4,7%) rispetto ai servizi (+2,3%). La quota di dipendenti in attesa di rinnovo nel settore privato (indice di tensione contrattuale) è scesa a marzo al 16,7% (era intorno al 40% per tutto il 2023 e fino a febbraio 2024). In base alle informazioni disponibili a fine marzo, nella media di quest’anno la crescita retributiva nel settore privato risulterebbe superiore al 3,0% sia nell’industria sia nei servizi e, stante la probabile assenza di rinnovi nel settore pubblico, sarebbe pari al 2,4% per il complesso dell’economia".

Per quanto riguarda i prezzi, la dinamica dell’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), nei primi quattro mesi del 2024, ha oscillato intorno all’1,0% (+0,9% in aprile, secondo i dati provvisori). E’ continuata la flessione della componente dei beni energetici (-12,0% in aprile) e dei beni alimentari (+2,6% in aprile, dal +5,6% di gennaio).

Nel frattempo, però, "i risultati delle rilevazioni sul sentiment di consumatori e imprese mostrano in aprile un peggioramento. Dopo il recupero di marzo, la fiducia delle imprese ha segnato un calo diffuso a tutti i comparti e quella dei consumatori, confermando la flessione di marzo, ha toccato il valore più basso da novembre 2023".

Una situazione dunque in chiaroscuro: da un lato l'inversione di tendenza e dall'altro il pessimismo. Forse giustificato, perché proprio l'Istat mette in guardia: questa maggiore crescita dei salari - che è comunque un segnale di un possibile aumento dell'inflazione, per quanto in Italia la crescita sia inferiore alla media dell'area UE - rispetto ai prezzi potrebbe durare davvero poco.

La nota spiega che "sulla base di un approccio model-based di scomposizione della dinamica dei prezzi, il processo di disinflazione osservato dalla primavera del 2023 è stato guidato principalmente dai beni con prezzi le cui variazioni hanno carattere persistente, quali beni e servizi per la casa e servizi di trasporto privati. La dinamica di riduzione di medio periodo dei prezzi di beni e servizi potrebbe tuttavia subire interruzioni di natura temporanea, a causa dell’apporto dei prezzi dei beni con variazioni a carattere non persistente, tra cui trasporto, istruzione, servizi sanitari e culturali". 

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.