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Economia & Famiglie
10 Maggio 2024 - 15:00
Una clamorosa inversione di tendenza, finalmente, per le nostre tasche (ma non per tutti). Salgono gli stipendi, salgono di meno i prezzi. Ma le previsioni di famiglie e imprese, nonostante tutto questo, non sono altrettanto positive. E c'è una avvertenza: questo non può durare. Lo dice una relazione economica dell'Istat. Vediamola negli aspetti salienti.
Il documento è la nota sull'andamento dell'economia italiana diffusa dall'Istat che prende in esame il primo trimestre del 2024. In questo periodo, le retribuzioni orarie contrattuali sono cresciute del 2,8% rispetto al primo trimestre del 2023, valore più elevato rispetto alla crescita dei prezzi al consumo (che fa segnare +1,0% nello stesso periodo), "confermando l’inversione di tendenza già osservata negli ultimi tre mesi del 2023" annota l'Istat. "Si conferma - prosegue la nota -, nel settore privato, una dinamica assai più elevata nell’industria (+4,7%) rispetto ai servizi (+2,3%). La quota di dipendenti in attesa di rinnovo nel settore privato (indice di tensione contrattuale) è scesa a marzo al 16,7% (era intorno al 40% per tutto il 2023 e fino a febbraio 2024). In base alle informazioni disponibili a fine marzo, nella media di quest’anno la crescita retributiva nel settore privato risulterebbe superiore al 3,0% sia nell’industria sia nei servizi e, stante la probabile assenza di rinnovi nel settore pubblico, sarebbe pari al 2,4% per il complesso dell’economia".
Per quanto riguarda i prezzi, la dinamica dell’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), nei primi quattro mesi del 2024, ha oscillato intorno all’1,0% (+0,9% in aprile, secondo i dati provvisori). E’ continuata la flessione della componente dei beni energetici (-12,0% in aprile) e dei beni alimentari (+2,6% in aprile, dal +5,6% di gennaio).
Nel frattempo, però, "i risultati delle rilevazioni sul sentiment di consumatori e imprese mostrano in aprile un peggioramento. Dopo il recupero di marzo, la fiducia delle imprese ha segnato un calo diffuso a tutti i comparti e quella dei consumatori, confermando la flessione di marzo, ha toccato il valore più basso da novembre 2023".
Una situazione dunque in chiaroscuro: da un lato l'inversione di tendenza e dall'altro il pessimismo. Forse giustificato, perché proprio l'Istat mette in guardia: questa maggiore crescita dei salari - che è comunque un segnale di un possibile aumento dell'inflazione, per quanto in Italia la crescita sia inferiore alla media dell'area UE - rispetto ai prezzi potrebbe durare davvero poco.
La nota spiega che "sulla base di un approccio model-based di scomposizione della dinamica dei prezzi, il processo di disinflazione osservato dalla primavera del 2023 è stato guidato principalmente dai beni con prezzi le cui variazioni hanno carattere persistente, quali beni e servizi per la casa e servizi di trasporto privati. La dinamica di riduzione di medio periodo dei prezzi di beni e servizi potrebbe tuttavia subire interruzioni di natura temporanea, a causa dell’apporto dei prezzi dei beni con variazioni a carattere non persistente, tra cui trasporto, istruzione, servizi sanitari e culturali".
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