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I DIRITTI

50 anni dopo il referendum sul divorzio: «A Torino l’80% di affluenza alle urne»

Nel 1974 gli italiani riconfermarono la legge Fortuna-Baslini del ‘70

Referendum divorzio

Referendum divorzio

Cinquant’anni esatti dal “no” che ha al referendum sul divorzio. Cadeva proprio nel maggio 1974 il referendum con cui gli italiani riconfermarono la legge Fortuna-Baslini del 1970, che aveva sancito l’istituzione. Un omaggio, quello avvenuto oggi mattina nella sede della Fondazione Camis De Fonseca di via Micca, che ripercorre le orme dell’attivismo torinese degli anni ‘60.

«Si saltava su qualunque cosa, anche sulle cassette della verdura nel mercato di Porta Palazzo per dei “comizi volanti“», ricorda Caterina Simiand, ex attivista, oggi direttrice della Fondazione Salvemini. «Una battaglia trasversale e transpartitica, levatasi già sul finire degli anni ‘50, passata per la nascita della Lega per l’istituzione del divorzio - Lid - e lo sciopero della fame del 1969 - il primo di una lunga serie per lo storico membro del Partito Radicale Marco Pannella - attraverso un’intensa mobilitazione dell’opinione pubblica tra piazze, università, ma anche fabbriche e - per l’appunto - mercati», ribadisce Sergio Rovasio, presidente dell’Associazione Marco Pannella di Torino. «Per questo Torino rifiuta in modo così netto l’abrogazione della legge, con quasi l’80% di affluenza alle urne, rispetto al 60% della media nazionale», aggiunge Rovasio. Un plebiscito, parrebbe, se paragonato ai dati dell’ultimo referendum sulla giustizia del 2022, con un triste record negativo: meno del 21% di affluenza. «Con il no del referendum per la prima volta gli italiani chiedevano dei diritti. Ma i diritti non sono mai per sempre e vanno difesi oggi come allor», il monito di Nando Cabrini, allora segretario del Partito Radicale.

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