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PROTESTA NEGLI ATENEI

C'è la rivolta degli studenti veri
"Infiltrati durante le proteste"

Intanto ieri sera i collettivi hanno occupato il rettorato, chiedono un'assemblea

C'è la rivolta degli studenti veri"Infiltrati durante le proteste"

Imbrattamento di un Mc Donald's durante il corteo dello scorso sabato

Dopo otto giorni di occupazioni negli atenei universitari, si rompe il silenzio degli studenti contrari alla protesta. A prendere parola è Giacomo Pellicciaro, studente e rappresentante di Obiettivo Studenti, la seconda lista per maggioranza tra quelle degli universitari della città. «Mi preme riferire - ha detto - come questa non sia la battaglia dell’Università, ma di una frangia minoritaria di persone ben organizzata; tanti hanno dovuto sacrificare appelli, lezioni per un’occupazione organizzata e compiuta in maniera estemporanea», spiega Pellicciaro.

Giacomo Pellicciaro, rappresentante degli studenti

Chi non è d’accordo alle modalità di azione come l’occupazione dei luoghi di studio ha ben paura ad esprimersi. «Sono giorni concitati quelli che sta vivendo Torino, le Università si trasformano in teatri di rivendicazioni truculente per mano di organizzazioni spesso neppure affiliate agli atenei. Nei corridoi, una volta colmi di studenti, s’innalza il grido “Free, free Palestine” a riempire quelle aule ormai rimaste vuote dopo le prime irruzioni di martedì», cosi comincia la lettera che Pellicciaro ha inviato, a nome di tutti coloro che non ne possono più di vedere cortili con tende da campeggio e aule magne occupate e ribattezzate. Spesso nemmeno da studenti, ma da esterni che si “infilano” negli atenei, con tanto di tende da campeggio. Giornate dove i cortei - improvvisati e non autorizzati - sono all’ordine del giorno, ma anche della notte: assemblee a non finire, bandiere bruciate in piazza. E alla faccia della democrazia, non c’è spazio per chi non concorda nei modi. «Ho timidamente provato a spiegare che volevo seguire le lezioni per laurearmi: lavoro tutti i week end in un ristorante per pagarmi le lezioni. Quel che sta succedendo a Gaza è terribile, ma occupare le università non cambierà le cose», spiega Stefania, nome di fantasia «Per favore non mettete il mio volto sul giornale, non voglio sentirmi accusata di essere fascista o pro-israele solo perché vorrei far lezione normalmente», scongiura la studentessa. Una linea concorde con quella scritta da Pellicciaro: «L’istanza di pace che promana da queste iniziative va intercettata e rilanciata, ma con strumenti e modalità diverse. È il giudizio di chi in ateneo continua a spendersi, perché la denuncia agli orrori della guerra non prescinda dalla libertà di poter continuare a partecipare alla vita didattica nelle Università».

In otto giorni di tende in cortile e dentro gli atenei, ne sono successe di ogni specie. Dalla fiaccolata terminata con il tentativo maldestro di bruciare le bandiere europee, poi incendiate in piazza Castello sabato scorso, durante la manifestazione cittadina, ai vandalismi nell’edificio dove si trova il rettorato, lo stesso che è stato oggetto di “blitz” di manifestanti in Sala Allara lo scorso giovedì, quando alcune decine di manifestanti hanno fatto irruzione durante una riunione, intimidendo i consiglieri per portarli a scrivere una lettera dove veniva richiesta la partecipazione al prossimo Senato accademico. Modalità che con la democrazia che decantano poco coincidono: «O cosi o non ce ne andiamo», dicevano, montando altre tende in Sala Allara. E i lavoratori dell’Università, sconcertati, si chiedono il perché: «E dire che siamo noi a dover pulire...».

Occupazione del rettorato ieri sera

Ieri sera i manifestanti hanno occupato il rettorato per protestare dopo un week end di corteo e tensioni al Politecnico, poco fa una cinquantina di persone ha occupato il rettorato dell'Università di Torino in via Po. Motivo? Lo spostamento online della riunione del Senato accademico che si sarebbe dovuta svolgere in presenza domani, in quella sede. Proprio gli "acampados", come loro si definiscono in questi giorni di Intifada, avevano annunciato questa mattina di voler fare un presidio durante la seduta. L'intenzione era la lettura di un documento, redatto da loro, a tema rescissione accordi con le università israeliane. "L'incontro di domani con l'università per cui era stato chiamato il presidio in Rettorato è stato spostato online impedendo così la presenza degli studenti da Palazzo Nuovo", hanno dichiarato gli attivisti. Al momento, gli occupanti sono ancora al rettorato.

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