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Il caso

Test di medicina, sì alla riforma. Ma è giallo sul numero chiuso

Picco e Giustetto: «Per fare selezione non serve, per forza, il numero chiuso»

Test di medicina,

Al via i test di medicina

Test di ingresso a Medicina 2024: 2.469 gli aspiranti medici presentatisi lo scorso lunedì al Lingotto per la prima tranche del tanto temuto questionario ministeriale su 700 posti totali in Piemonte.

«Per il 30 luglio ci aspettiamo un numero ancora maggiore», afferma Marina Marchisio Conte, presidente della Commissione di ammissione di Torino dal 2022. Da quest’anno, infatti, gli studenti avranno a disposizione una “seconda possibilità” di accesso. «Un’altra novità è la messa a disposizione della banca dati ministeriale, per consentire ai ragazzi di potersi esercitare su un set di domande definito», continua Conte. Agevolazioni, quindi, per permettere ai 71mila candidati in tutta Italia di avere maggiori chances di rientrare nei 20.867 posti messi a disposizione da Decreto ministeriale. Così, più di uno su tre risulta matematicamente fuori.

«Necessaria una riforma», spiega con nettezza l’assessore alla Sanità in Regione Luigi Icardi. «Il test andrebbe cancellato. Non ci possiamo permettere una simile soglia di sbarramento, altrimenti saremo in enorme difficoltà per carenza di medici nei prossimi anni», aggiunge. Nonostante i posti disponibili siano cresciuti negli ultimi anni - nel 2023 circa 19mila in Italia e poco più di 500 in Piemonte - «l’offerta formativa non è adeguata perché non in linea con il fabbisogno delle professioni - racconta Carlo Picco, direttore generale dell’Asl di Torino -. Non vuol dire che io sia un fautore del numero chiuso. Ma in questo momento storico sarei più d’accordo a una selezione nel corso degli studi», dice.

La pensa così anche il presidente dell’Ordine dei Medici del Piemonte Guido Giustetto, il quale, pur guardando con favore alla riforma del sistema d’accesso al corso di laurea in Medicina adottata lo scorso aprile dal Comitato ristretto della Commissione Istruzione del Senato, avverte sui rischi dell’eliminazione del numero chiuso. «Permettere a chiunque di iscriversi non garantisce niente - spiega severo Giustetto -. Bisognerebbe partire dai dati di ora ma ragionare in termini di fabbisogni di salute dei prossimi 10, 11 anni».

Già, perché chi oggi accede alla facoltà, sarà - in assenza di incidenti di percorso - medico non prima di dieci anni. «Se facciamo un veloce calcolo confrontando i posti oggi messi a disposizione - 21mila - con il numero di medici in pensionamento al 2035 - circa 7mila - il paragone non regge: per tre medici si libera solo un posto. Più che numero chiuso si/no, si dovrebbe ragionare in termini di numero ben programmato», ammonisce.

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