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Il retroscena

La conversione all'Islam, il volo dal viadotto: "Edoardo Agnelli fu ucciso"

La battaglia dell'amico Marco Bava, i dubbi sul suicidio e il ricordo come martire in Iran

La conversione all'Islam, il volo dal viadotto: "Edoardo Agnelli fu ucciso"

Dicono che si fosse convertito all’Islam, ma quella terribile mattina del 15 novembre 2000 al collo portava un rosario buddista. Era laureato in storia delle religioni, Edoardo Agnelli, e una volta scrisse al suo professore di Princeton che pensava di entrare in un monastero buddista, ma non lo fece. Aveva studiato a fondo l’islam. Da più parti - anche nel libro della giornalista Jennifer Clark - la sua conversione è data per certa: l’avvicinamento avvenne a New York “dove manifestò l’intenzione di voler abbracciare l’Islam. I fratelli con cui recitò la testimonianza di fede gli scelsero il nome islamico Hisham Aziz” si legge ancora oggi sul sito islamshia.org, dove si dice anche che andò più volte in Iran e incontrò anche l’ayatollah Khomehini. Ci sono sue foto a una preghiera dell’imam Kamheini. In Iran viene ricordato come «un martire» e si dice che fu ucciso per evitare che alla morte dell’Avvocato la Fiat «finisse in mani islamiche». Teoria bizzarra, considerando che Agnelli stesso negli anni ‘70 prese un certo Gheddafi come secondo socio della Fiat...

Chi sostiene da sempre che quello di Edoardo non fu un suicidio ma un omicidio è Marco Bava, consulente economico, “disturbatore seriale” di consigli di amministrazione come piccolo azionista, e suo amico. Lui sostiene - si può leggere facilmente sul suo sito www.marcobava.it assieme a questioni economiche e teorie no vax - che fu ucciso perché non firmò quel famoso patto del 1999, quello con cui Gianni Agnelli distribuiva le quote di Dicembre in modo che fosse chiara la successione con il potere a John Elkann.

L’inchiesta della Procura di Mondovì però stabilì il suicidio come ipotesi più probabile, anche senza risolvere tutti i dubbi. La mattina della sua morte, Edoardo uscì presto da Villa Bona, alla guida della sua Fiat Croma. La scorta della società Orione non lo seguì, perché così aveva disposto l’Avvocato. L’auto fu trovata ferma sul viadotto della Torino-Savona, a Fossano. Ottanta metri sotto, il corpo di Edoardo. Dubbi, si diceva. Come fatto, Edoardo, che in quel periodo pesava oltre cento chili - era ingrassato a causa delle terapie con il metadone - e zoppicava, a scavalcare l’alta recinzione? Perché il suo bastone era rimasto in auto? Perché l’autopsia venne sostituita da una veloce ricognizione del medico legale (al di là del fatto che Gianni Agnelli chiese che tutto potesse essere «fatto velocemente»)? Era depresso? Perché la Famiglia aveva deciso di “curarlo” con l’isolamento a Villa Bona anziché portarlo in una struttura specializzata? Eppure Marella, lo diceva Edoardo stesso, non si faceva problemi a dire che era «in cura».

Di tutte le teorie omicidiarie possibili, nessuna è mai stata provata, neppure quando gli atti da Mondovì sono stati trasmessi alla Procura generale di Torino. Di certo, la Famiglia parla poco, ormai, di Edoardo. «Un’anima gentile e sensibile» dice solo Lapo Elkann che gli era affezionato profondamente. Tace Margherita, tace John Elkann. E non c’erano amori per lui, a parte due donne, una stilista di nome Vera Arrivabene che lasciò negli anni 80 e poi una certa Paola Ugolini, ma durò poco. Edoardo si condannava a una esistenza solitaria e infelice, lui stesso ingiusto nei suoi confronti quasi quanto lo furono i suoi genitori.

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