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IL CASO

Cosa succede con gli affidi a Torino? Oltre 300 bambini in Casa di Comunità

In aumento la richiesta da parte dell’autorità giudiziaria di allontanamento di minori dalle famiglie

Affido

Affidi a Torino

Diversi esposti anonimi presentati negli anni alla procura a Torino e l’inchiesta di Bibbiano che si allunga fino al capoluogo piemontese (salvo poi prosciogliere gli operatori dei servizi sociali) per il caso dei due fratellini nigeriani, affidati a una coppia di donne nel 2013, ora rinviate a giudizio. Cosa sta succedendo nel sistema degli affidi torinese? Stando ai dati forniti dai Servizi Sociali del Comune, al 31 dicembre, sono 301 i bambini accolti nei servizi residenziali del territorio, vale a dire nelle case di comunità. La maggior parte (210) hanno tra i 15 e i 17 anni. Cinque i più piccoli, tra 0 e due anni di vita.

LA SENTENZA - Maltrattati i bimbi affidati. Le due mamme a processo

«Va radicalmente sgomberato il campo dall’idea» che le operatrici dei servizi sociali del Comune di Torino «abbiano enfatizzata una condizione di disagio di scarsa o ridotta rilevanza» su un bambino dato in affido «al solo scopo di favorirne lo sradicamento dal suo ambiente familiare di origine». È quanto scrive il giudice Stefano Sala, del tribunale di Torino, nella sentenza - riportata dall’Ansa - con cui ha prosciolto direttamente all’udienza preliminare, ritenendo inutile un processo, alcune funzionarie imputate per una vicenda che ricordava il caso Bibbiano. Nel dettaglio, il procedimento si riferiva a due fratellini di origine nigeriana affidati nel 2013 a una coppia di donne. Entrambe, a differenza delle operatrici, sono state rinviate a giudizio, e a loro carico c’è un’ipotesi di maltrattamenti inflitti ai piccini.
Nelle motivazioni della sentenza, citate dall’Ansa, il giudice Sala parla di sistema pubblico «fallimentare» riferendosi all’incapacità di «tutelare in pienezza e in termini minimamente accettabili il benessere psicofisico» dei due bambini dati in affidamento alla coppia di donne. Un altro passaggio chiave del documento si sofferma sul presunto tentativo delle affidatarie, con l’aiuto della loro consulente di fiducia, di condizionare i ricordi dei bambini. Due operatrici del Comune avrebbero dovuto, secondo l’accusa, «smascherare l’inganno e l’attività mistificatrice» delle donne e impedire loro di divulgare “a terzi” le informazioni: il giudice però le ha scagionate perché, a suo parere, non avevano gli strumenti per intervenire e, in ogni caso, si tratta di una condotta non punibile.
«Il procedimento purtroppo è partito da un presupposto errato e da un pregiudizio. E per fortuna il Giudice dell’udienza preliminare - anche grazie alla modifica della regola di giudizio dell’udienza preliminare introdotta dalla riforma Cartabia - ha prosciolto subito quasi tutti gli imputati che rischiavano un processo davvero ingiusto e fondato sul nulla» ha dichiarato nei giorni scorsi l’avvocato Claudio Strata, difensore di una delle operatrici dei servizi sociali del Comune di Torino prosciolta all’udienza preliminare per il caso dell’affidamento di due bimbi di origine nigeriana.



Autorità giudiziaria
«Non esistono allontanamenti illegittimi, peraltro non consentiti dalle norme, c’è semmai una richiesta crescente di intervento ai servizi sociali a supporto delle famiglie da parte dell’autorità giudiziaria per allontanamenti di minori e per la loro collocazione in contesti residenziali alternativi alla famiglia d’origine» spiega l’assessore al Welfare Jacopo Rosatelli. Numeri alla mano, 283 richieste di affidamento - su un totale di 301 -derivano dall’indicazione dell’autorità giudiziaria. Solo otto sono da ricondurre a procedimenti di natura consensuale.

Cresce il disagio sociale
«Registriamo un crescente disagio nelle famiglie e un aumento delle fragilità - spiega Rosatelli -. Ne deriva un aumento della necessità di sostenere le famiglie e, di conseguenza, di tutelare i minori. Per questo motivo, sono sempre più numerosi gli interventi da parte della autorità giudiziaria. I servizi sociali fanno fatica a rispondere a tutte le richieste che arrivano».
Se da un lato aumentano le segnalazioni, cresce anche il numero delle contenziosi legali. Sempre più spesso infatti i fascicoli dell’affido arrivano in procura.

Mancano famiglie affidatarie
«Il sistema affidi ha un macro problema: la disponibilità di famiglie affidatarie scarseggia» conclude l’assessore Rosatelli. Di fronte a un aumento degli allontanamenti, manca il bacino di famiglie disposte ad accoglierli. «Parlo di single, di famiglie tradizionali e non» aggiunge l’assessore. Complice, probabilmente, anche l’entità del rimborso di chi decide di intraprendere questo percorso. Esiste quindi un caso Bibbiano anche a Torino? «Se per Bibbiano intendiamo la tendenza a eccedere con gli allontanamenti, assolutamente no» conclude Rosatelli.

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