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Torino, feste private al posto della movida: "Ma una su tre è abusiva". Ecco come sfuggono ai controlli

Il nuovo fenomeno dilaga in città. Il presidente dell'Epat Vincenzo Nasi chiede maggiori controlli a Comune e Finanza

Torino, feste private al posto della movida: "Ma una su tre è abusiva". Ecco come sfuggono ai controlli

Torino, feste private al posto della movida: "Ma una su tre è abusiva". Ecco come sfuggono ai controlli

Tanto è calata la movida quanto è cresciuto l’abusivismo. Un fenomeno fuori controllo che si potrebbe quasi definire omertoso, dove tutti sanno ma nessuno parla.  Diciamo che la “torta degli abusivi della movida” potrebbe essere spartita in quattro fette, ognuna con un sapore diverso ma tutte con gli stessi ingredienti principali: insicurezza, illegalità, evasione fiscale. Il primo “trancio” sono quelli delle feste in location improvvisate - ma ricorrenti - come quei simil-rave sotto le tettoie del Parco Dora o il parco Colletta per citarne un paio. Funzionano a passaparola, anzi a “passa Whatsapp”. Qualcuno porta le casse, qualcuno l’alcol, qualcun altro pensa alle paste. Ovviamente non parliamo di alimenti.

Poi ci sono quei locali che figurano come tutt’altro. Pizzerie, associazioni sportive, cocktail bar e pub che offrono “spettacoli musicali” ma non hanno le carte in regola per “atteggiarsi” a discoteca. Invece la gente balla e paga pure un biglietto di ingresso. Ovviamente a loro manca l’autorizzazione per il pubblico spettacolo. Questa autorizzazione è rilasciata a un gestore dopo diverse verifiche all’interno del locale, dove la struttura deve superare rigidi criteri che includono la capienza del posto, il numero dei servizi igienici e le norme antincendio. Non proprio bazzecole.

“Dopo il Kappa FuturFestival sono stato al Bunker a uno degli after proposti: saremo stati almeno 1500 la dentro a ballare e c’erano solo due uomini della sicurezza. Infatti nessuno temeva di farsi beccare a consumare delle sostanze” racconta un ragazzo. Lì, almeno, due addetti alla sicurezza li avevano. Altrove nemmeno mezzo se ne trova. "In città una serata su tre è abusiva" sentenzia Vincenzo Nasi, presidente di Epat.

E poi ci sono i circoli. In tanti “furbetti” continuano a richiedere agli enti la possibilità di aprire nuovi spazi che dovrebbero avere una supervisione da parte degli stessi enti. Ma questo significherebbe acquisire meno tessere. Ovviamente non è un discorso totalitario. Altrettanto vero però che i circoli che propongono serate “danzanti” con tanto di deejay e spazi simil-pista continuano a esistere da anni e le istituzioni lasciano fare. Ai danni di chi le discoteche le possiede o le gestisce e si ritrova con tassazioni importanti.

Ultimi, ma sicuramente meritevoli di un approfondimento, sono i professionisti dell’abusivismo. Scordatevi last-minute e casual dresscode. Qui si parla di veri e propri “imprenditori”, con un sistema più che consolidato ormai. Le location esclusive, case da sogno, villini a prova di foto da influencer e maxi-capannoni affittati per l’occasione da privati o su Airbnb. Come i pool-party della collina, dove ovviamente del bagnino o del personale addetto alla sicurezza non c’è traccia. E queste feste esclusive non sono nemmeno economiche. E se vuoi andarci, devi prenotarti e anche pagare una sorta di prevendita o il prezzo del biglietto intero.

Come? Con la carta di credito o con il bancomat acquistando il tutto su piattaforme che utilizzano anche i locali regolari. Come “Exceed”, sito dove prenotarsi per gli eventi della città, quelli ufficiali e regolari. E per chi si chiede come mai tutto questo sfugga ai controlli la risposta arriva da Nasi: “Se arriva un controllo questi ‘signori’ risultano in regola. Infatti si attrezzano per chiedere quello che è un permesso temporaneo. Permesso che andrebbe richiesto al Comune di Torino con un minimo preavviso di trenta giorni: loro lo mandano il pomeriggio stesso della festicciola intorno alle 18.30, orario in cui gli uffici comunali sono chiusi. E lo mandano con una pec. Quando giustamente arriva la Polizia Locale, allertata da qualche vicino per il rumore, gli schiamazzi o il via-vai, gli ‘organizzatori’ mostrano la mail e tutto sembra in regola”.

Un modus operandi ormai collaudato. “Quando il Comune legge le mail, il giorno dopo o il lunedì, la festa è finita da parecchio”. E con i soldi come fanno? “Praticamente, la Finanza difficilmente va a trovarli, vanno i vigili chiamati per rumore e caos. Altrimenti tanti altarini salterebbero fuori”. Su questi permessi temporanei ci sarebbero anche altri interrogativi importanti da porsi, secondo Nasi. “Un permesso temporaneo dovrebbe essere rilasciato una-tantum. Come può essere temporaneo un permesso che viene richiesto più volte in un mese e sempre dagli stessi nomi e cognomi?”

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