l'editoriale
Cerca
Crudeltà senza limiti
21 Luglio 2024 - 07:20
Difficile credere a quanto sto per raccontare. Neanch’io avrei potuto mai pensare che un uomo potesse arrivare a fare ciò che ho constatato di persona. Solo vivendo questa terribile vicenda ho cominciato a capire la malvagità di alcuni nostri simili e a rendermi consapevole di fatti che la nostra innata vocazione all’oblio ci fa consegnare ad una storia vista solo come Immaginaria. La realtà è un’altra cosa, è fastidiosa, spesso è olio bollente versato sulla piaga di una nostra coscienza distratta, assente, colpevole. Troppo facile dire "è solo un animale, siamo carnivori, questa è la natura...". Assistere alla lenta ossessiva tortura praticata a bestie da macello il cui salvifico destino, dopo indicibili sofferenze, è la carneficina, rappresenta la presa di coscienza della vera bestialità: quella dell’uomo contro altri esseri viventi. Da Auschwitz ai gulag comunisti, da Pol Pot ai Tutsi, dai pogrom russi contro gli ebrei agli olocausti dei vari Mao Tse Tung, Stalin, Lenin, Pol Pot,Tito, Kim Il Sung, Ho Chi Minh, Fidel Castro siamo tutti abituati ad una troppo scorrevole lettura, ad una semplice distaccata narrazione dell’atrocità a cui sa arrivare chi ha il tremendo potere di vita e di morte.
L’incubo sotto casa
Passo passo, in silenzio, col timore di inciampare al buio, seguo lentamente l’attivista e la sua “spalla”, la persona che ha le chiavi dell’orrore. Sto entrando, in questa incursione notturna alla luce fioca di due torce elettriche, dentro un allevamento intensivo di animali nella provincia di Torino. Le serrature fanno rumore ma le bestie in cattività ne fanno molto di più. Man mano che mi avvicinò sento grida strilli pianti urla lamenti. Sembrano bambini impazziti, il dolore si sparge violento con suoni tragici e sanguinanti, le mie orecchie raccolgono lo strazio, i timpani sembrano scoppiare, gli spasimi si moltiplicano, il frastuono è insopportabile. Ecco, vedo le sbarre. Vedo ombre che si agitano dietro le sbarre, vedo il terrore che si muove davanti a noi. Sono entrato nell’incubo. A pochi chilometri da casa.
Meglio morire
Siamo all’interno di quello che vien chiamato allevamento ma che praticamente non è altro che un lager, un luogo in cui nascono, ingrassano, soffrono, migliaia e migliaia di animali. Vuoi sapere se qui sono vitelli, galline, porcellini attaccati a mamma scrofa, o altre povere bestie, caro lettore? Abbi pazienza, soddisfare la tua curiosità è il nostro mestiere di cronisti. Ma ora siamo frastornati, io e l’attivista. La “spalla” lavora qui, è abituata. Ci accompagna e ci aiuta perchè è riuscita a conservare la propria umanità, pur vivendo e lavorando al servizio di qualche insensibile e malvagia canaglia. È la “spalla” a sussurrare: «Sono arrivato ad augurarmi che il giorno del macello arrivi al più presto! Questi poveri animali soffrono troppo». Sì, non può esserci alcun dubbio, ha ragione lui. Uccidete queste bestie al più presto, per loro è meglio la morte che la vita.
Un destino crudele
Questi cosiddetti allevamenti intensivi non sono normali fattorie, ma veri e propri complessi industriali dove gli animali sono trattati come macchine da produzione. In Piemonte, circa 1.200 allevamenti intensivi operano incessantemente, con una concentrazione significativa nella provincia di Torino. Qui vengono allevati oltre 300.000 maiali e più di 500.000 bovini, inclusi i vitelli destinati alla produzione di carne.
In queste strutture, gli animali vivono in condizioni di sovraffollamento estremo, privati della possibilità di muoversi liberamente, di vedere la luce del sole o di respirare aria pulita. Le scrofe, ad esempio, sono costrette a partorire in gabbie di contenzione così strette da non poter neppure girarsi, rischiando di schiacciare i propri piccoli. I vitelli, separati brutalmente dalle madri subito dopo la nascita, sono confinati in piccoli box, spesso sporchi e privi di stimoli. Un destino crudele condanna fin dalla nascita questi esseri innocenti ad una vita di solitudine e sofferenza.
Un orribile supplizio
Le condizioni di vita negli allevamenti intensivi sono orribili. I maiali vivono in box allagati da liquami non trattati, con feci nelle mangiatoie e carcasse abbandonate senza alcuna copertura igienica. Il loro è un vero e proprio supplizio, aggravato da pratiche disumane come la castrazione senza anestesia e l’uso di taser elettrici per forzarli a muoversi. Questi metodi, ancorchè universalmente e più volte condannati, sono ancora tristemente comuni.
Un’indagine dell’Associazione Essere Animali ha svelato che, in un allevamento di maiali nella provincia di Pavia, gli animali malati e sofferenti venivano abbandonati a se stessi senza accesso a cibo e acqua. Carcasse in decomposizione erano lasciate a marcire in cassoni scoperti, con gravi rischi per la salute pubblica e l’ambiente. In un altro caso, un allevamento fornitore del grande e noto salumificio Fratelli Beretta è stato chiuso dopo che un’inchiesta ha rivelato pratiche di estrema violenza: denti strappati con tenaglie senza anestesia, animali presi a calci e colpiti con oggetti contundenti, e abbattimenti irregolari che provocavano una lenta agonia ai maiali.
Il sovrano disinteresse per l’ambiente
Questi allevatori sviluppano un rilevante volume d’affari, per tutelare il quale non fanno certo caso né al benessere degli animali né a quello di noi cristiani. Infatti l’impatto ambientale delle loro imprese è devastante. Le pratiche di smaltimento dei rifiuti, come l’uso di vaporizzatori per disperdere letame nei campi, contaminano il suolo e le acque. In Piemonte, questi insani e rischiosi processi hanno portato alla presenza di batteri nocivi come quello chiamato E.coli e hanno diffuso la salmonellosi, con pericolose conseguenze per la salute pubblica.
L’inquinamento causato dagli allevamenti intensivi è significativo: si è calcolato che il 75% delle emissioni di ammoniaca in Italia provenga da queste strutture, contribuendo alla formazione di polveri sottili e al degrado della qualità dell’aria. Gli abitanti delle comunità vicine agli allevamenti spesso sono costretti a tenere le finestre chiuse, nonostante le alte temperature, e a impedire ai bambini di giocare all’esterno, per sfuggire agli odori insopportabili.
Nessun problema per questi “imprenditori” irresponsabili: nonostante le leggi e le direttive ministeriali atte a controllare conformità strutturali e indici di benessere degli animali, la priorità resta fatalmente e sempre il denaro.
Animalisti e veterinari contro troppi produttori spietati
Le organizzazioni animaliste svolgono un ruolo cruciale, denunciando senza sosta le spietate atrocità commesse in numerosi allevamenti. Le indagini sotto copertura e le inchieste giornalistiche, come quella che stiamo svolgendo questa notte, hanno spesso sollevato il velo di omertà che copre il marcio di questo settore. Si è arrivati fino alla chiusura di alcune strutture e all’avvio di procedimenti legali contro i responsabili. Carla Rocchi, presidente di ENPA, sottolinea: «Gli animali negli allevamenti intensivi vivono un’esistenza di pura sofferenza, privati delle loro libertà fondamentali. È tempo che questo cambi».
Anche i veterinari denunciano una deplorevole situazione sempre più diffusa. Il dottor L.M. afferma: «Le condizioni igieniche precarie e il sovraffollamento aumentano il rischio di epidemie e il fabbisogno di antibiotici, aggravando la sofferenza degli animali e ponendo rischi significativi per la salute umana. Gli animali, sottoposti senza tregua a stress e maltrattamenti, sono spesso ma tardivamente trattati con farmaci per prevenire malattie. Non è sufficiente, queste si diffondono ugualmente, gli antibiotici risultano via via meno efficaci e virus ed epidemie restano in agguato.
Cosa mangiamo. E chi si ingrassa
Il consumo di carne in Italia è piuttosto alto. Alcune statistiche parlano di 37 kg di carne di maiale e 20 kg di carne di pollo all’anno, cioè di circa 1 etto e mezzo a testa al giorno. Altre indicano più di 2 etti al giorno. Mi sembrano oggettivamente numeri esagerati ma che - rispetto agli anni ’50 del secolo scorso, ai bambini restii a mangiare questo alimento si rimproverava: «mangia! nelle altre famiglie più povere la carne arriva in tavola una volta al mese!» con a seguire istruttivi scapaccioni - i tempi siano molto cambiati è indiscutibile.
Comunque tutta questa carne proviene da allevamenti intensivi, una realtà che molti consumatori ignorano o non prendono in considerazione. Gli animali allevati intensivamente, nutriti con grano, mais e soia carichi di pesticidi, finiscono sulle nostre tavole con tutti i residui tossici accumulati nei loro corpi. E ciò fa ingrassare, malamente, noi...e ingrassa finanziariamente le volpi dello sfruttamento dei corpi degli animali
Siamo al buio nella notte dell’orrore
Sì, siamo entrati in questo orribile carcere dove vivono bovini: mucche, vitelli e vitellini neonati. È tutto terribile. Il rumore i fiochi muggiti le immagini crude l’aria irrespirabile il caldo equatoriale il brutale contesto. E l’odore, l’odore tremendo del dolore e della morte. L’attivista punta la telecamera, io punto il telefonino. Di colpo si accendono tutte le luci, «chi c’è, chi c’è?» gridano voci sempre più vicine, la “spalla” si dilegua, l’attivista ed io vediamo tre tipi, uno ha una pistola puntata verso il basso, l’altro con un ringhioso cane mezzo bianco e mezzo nero. Brutto inaspettato spettacolo. Ci affrontano, ci urlano frasi e insulti irripetibili, ci danno dei ladri - quasi ci fossimo presi una mucca al guinzaglio- , ci spingono verso l’uscita.
Sembra quasi che le bestie si ammutoliscano stupefatte, sentiamo solo le parolacce e le minacce, si tratta, si discute, ci si arrende. Non pubblicheremo né foto né video né nomi. Niente risse, figuriamoci, l’attivista pesa meno del loro cane ed io ho la mia età anche se mi prudono le mani. Loro non ci menano e non ci denunciano e noi non denunciamo loro. Affare fatto. Si torna a Torino con le pive nel sacco e tanta troppa malinconia.
The end
Già non mi piaceva la caccia, i miei duri amici per questo mi hanno sempre considerato un molle panciafichista. Adesso ho pure visto una roba orribile, capace che se vedo una fiorentina al sangue rimetto. Missione totalmente fallita, ma un collega ha già garantito a Monticone, il caporedattore di turno, che in settimana ci riprova lui. Io intanto ho intervistato Bruno, giuro che ho sentito bene la sua voce, laggiù tra gli aguzzini.
I più letti
CronacaQui.it | Direttore responsabile: Andrea Monticone
Vicedirettore: Marco Bardesono Capo servizio cronaca: Claudio Neve
Editore: Editoriale Argo s.r.l. Via Principe Tommaso 30 – 10125 Torino | C.F.08313560016 | P.IVA.08313560016. Redazione Torino: via Principe Tommaso, 30 – 10125 Torino |Tel. 011.6669, Email redazione@cronacaqui.it. Fax. 0116669232 ISSN 2611-2272 Consiglio di amministrazione: Presidente Massimo Massano | Consigliere, Direttore emerito e resp. trattamento dati e sicurezza: Beppe Fossati
Registrazione tribunale n° 1877 del 14.03.1950 Tribunale di Milano
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo..