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Il Tavolo dell'automotive
07 Agosto 2024 - 17:00
La Fiat 500 (elettrica o ibrida) avrà gli incentivi, perché prodotta a Mirafiori. Ma anche la Grande Panda o l'Alfa Romeo Junior che nascono in Serbia e in Polonia. E una qualsiasi auto dei cinesi di Dongfeng (o di una delle altre due Case, visto che per il governo sono "tre le interlocuzioni in corso") nel momento in cui apriranno lo stabilimento in Italia. E anche la DR Automobiles, perché è sufficiente che le vetture siano "assemblate in Italia o in Europa". Il ministro Adolfo Urso, al tavolo dell'Automotive, fa dunque saltare via tutta una serie di paletti e vara incentivi a pioggia per quasi 6 miliardi di euro, in quello che chiama il piano pluriennale per l'auto. Anche se deve ammettere che l'ultima tornata di incentivi non è servita a far ripartire la produzione.
"Con il nuovo Ecobonus ci eravamo posti cinque obiettivi prioritari: supportare la transizione energetica, rinnovare il parco auto circolante troppo obsoleto, supportare soprattutto le persone fisiche, sostenere le fasce le meno abbienti e incrementare i volumi produttivi degli stabilimenti italiani. I primi quattro aspetti sono molto soddisfacenti, non il quinto che riguarda l'aumento della produzione" ha detto Urso, spiegando poi di voler rimodulare il piano incentivi "sull'offerta e non sulla domanda". Che tradotto potrebbe voler dire: no allo sconto richiesto dal cliente, ma sì al taglio del prezzo alla fonte, ossia al produttore. Di fatto, ciò che i produttori (rappresentati dall'Anrae) e Stellantis in testa chiedevano.
Dunque, dal 2025 ci saranno 750 milioni di euro per gli incentivi alle auto non inquinanti (elettriche ma non solo), per poi passare a un miliardo all'anno fino al 2030. La condizione è che, nella produzione o nell'assemblaggio, vengano utilizzate componenti italiane o europee. Per un rilancio della filiera.
E Stellantis, che all'incontro partecipa non certo con Tavares ma con Daniela Poggio, responsabile comunicazione e rapporti istituzionali, e Giuseppe Manca, responsabile delle risorse umane? Nessuno si è sbottonato, incassando da un lato il "dono" degli incentivi e dall'altro lo spettro di un secondo produttore finanziato dallo Stato. Su piani industriali, nuovi modelli per gli stabilimenti italiani e via dicendo, in pratica, non si è detta una parola. Se ne parlerà a settembre, dopo aver valutato lo stato dell'arte delle politiche europee.
E sempre a settembre si parlerà della gigafactory Acc di Termoli (di cui lo Stato è garante del maxi investimento tramite Sace) che al momento è in stand by. Stellantis si è detta disponibile a riprendere la discussione dopo le vacanze. Non esattamente le risposte che attendevano i lavoratori. E neppure i sindacati se, come ha detto Rocco Palombella della Uilm, "la preoccupazione è quella che in questi mesi noi abbiamo percepito, cioè quella di una spaccatura, di uno scontro tra Stellantis e il governo". "Abbiamo chiesto che oltre agli incentivi ci sia la possibilità di poter riprendere un confronto con un gruppo industriale che ha in mano il destino di migliaia di lavoratori e di una produzione in Italia che quest'anno ha subito una riduzione rispetto al 2023".
Bisogna "vincolare Stellantis rispetto agli impegni che in parte si è già presa, ma impegni che servono per raggiungere l'obiettivo di un milione di veicoli. Oggi diciamo che, se va come va, in questi primi sei mesi non si arriva a 500 mila veicoli fino all'anno e quindi diventa di ancora maggiore importanza chiedere responsabilità precise rispetto agli stabilimenti e all'indotto". dice Ferdinando Uliano, di Fim Cisl.
Infine il segretario della Fiom, Michele De Palma, ha chiesto "al Governo un piano straordinario fatto di norme e di risorse per il settore dell'automotive, per garantire l'occupazione e per investire in innovazione della mobilità nel nostro paese". Come a dire: questo degli incentivi non è un piano utile.
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