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Lavoro & Crisi

Lear, 25mila euro a chi si licenzia. Oppure il lavoro a Melfi o in Marocco

Ammortizzatori sociali in scadenza, trasferimenti impossibili e offerte al ribasso. I dipendenti chiedono risposte mentre si avvicina il 30 dicembre

La crisi Lear: 380 famiglie in bilico, tra scelte dolorose e incertezze

Torino, sotto il cielo grigio della Regione Piemonte, si è riunito oggi un gruppo di lavoratori della Lear, azienda che ha messo a rischio il futuro di 380 persone. L’atmosfera è tesa, la speranza quasi esaurita. Gli ammortizzatori sociali stanno per finire e, senza un piano concreto, molti di loro potrebbero trovarsi senza lavoro dal 30 dicembre. “E poi, dove andiamo? Con la terza media, chi ci prende a lavorare?” si chiede, disilluso, uno degli operai, sintetizzando il pensiero comune.


Con il passare dei mesi, l’umore dei lavoratori è peggiorato. Lo dimostra anche la foto di gruppo: su circa 200 persone, solo un quarto si è lasciato immortalare, e anche con poco entusiasmo. La prospettiva di dover vivere con circa 1100 euro al mese, dopo anni in cui ne guadagnavano 1600, è insostenibile. La maggior parte di loro è intorno ai 50 anni: troppo giovani per andare in pensione, ma considerati “troppo vecchi” dal mercato del lavoro per reinventarsi.


Qualcuno ha provato ad iscriversi alle agenzie interinali, come suggerito dall’azienda stessa. “L’unica offerta che mi è arrivata è stata per Melfi,” racconta uno degli operai. Il lavoro a Torino sembra essere un miraggio, e la proposta di trasferirsi in altre sedi - da Marocco a Macedonia, fino a Caivano e Pozzo d’Adda - si è rivelata tutt'altro che una soluzione. “Come può una cinquantenne con una famiglia a carico vivere da pendolare, mantenere due case? È assurdo” aggiunge un’altra dipendente, evidenziando come le proposte dell’azienda sembrino ignorare completamente la realtà delle vite di chi sta lottando per restare a galla.


Come se non bastasse, la Lear ha recentemente annunciato un’ultima proposta tramite la propria app: dimettersi volontariamente in cambio di una buona uscita. “25mila euro per chi ha più di 50 anni, 9mila per i più giovani, con due anni di Naspi,” spiegano i lavoratori. Solo due anni fa l’offerta era di 90mila euro, ma molti rifiutarono, sperando che la crisi fosse temporanea. Oggi, di fronte al declino di Stellantis e alla sempre più incerta situazione del settore automotive, il disincanto è palpabile.
Le istituzioni, rappresentate dalla vicepresidente e assessora al Lavoro della Regione Piemonte Elena Chiorino, promettono di cercare soluzioni per salvare i posti di lavoro. “Siamo uniti nel sostenere i potenziali investitori e garantire la continuità manifatturiera” ha dichiarato Chiorino. Il prossimo incontro è il 30 ottobre in sede ministeriale.

"Alla Regione abbiamo chiesto di essere più incisiva sulla vertenza Lear. Sarà importante dare continuità alla proposta di utilizzare un ammortizzatore sociale abbinato a percorsi di riqualificazione professionale delle lavoratrici e dei lavoratori.  Il 30 ottobre sarà una data fondamentale, perché al tavolo ministeriale dovremo capire se realmente c'è l'interessamento di qualche soggetto industriale che faccia partire il progetto della reindustrializzazione. Ancora più importante la data del 18 ottobre, con lo sciopero nazionale del settore automotive, per chiedere al Governo un cambio di passo nelle politiche industriali del comparto" dichiarano Luigi Paone, segretario generale UilmTorino  e Antonio Iofrida, responsabile Lear per la Uilm.

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