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SANITA'

Torino, il miracolo di Olimpia: una piccola vita salvata grazie a un trapianto all’avanguardia

Dopo sette mesi di ospedali e sfide, la bambina torna a casa. La complessa operazione alle Molinette: l'intervento è durato dodici ore

Torino, il miracolo di Olimpia: una piccola vita salvata grazie a un trapianto all’avanguardia

Olimpia

Domenica mattina, un lettone affollato: Serena, Davide e la piccola Olimpia si godono finalmente un momento di normalità, un traguardo atteso da sette mesi. La nascita di Olimpia, con i suoi occhi azzurri che sembrano riflettere il mare, ha segnato l’inizio di un viaggio incredibile, costellato di sfide e speranze.

La storia inizia all'ospedale di Novara, dove Olimpia è venuta al mondo prematuramente, con una rara malformazione delle vie biliari. “Ha passato più tempo in ospedale che a casa”, racconta Serena, che definisce il percorso della figlia un vero e proprio "miracolo". E, a ben vedere, lo è. Dopo un primo intervento chirurgico a giugno, le condizioni di Olimpia sono peggiorate, spingendo i medici a inserirla in lista d'attesa per un trapianto di fegato.

La situazione si fa critica. A settembre, con i marcatori del sangue che raggiungono livelli allarmanti, la piccola è ricoverata e inizia un'attesa snervante per un donatore. Dopo settimane di ansia, arriva la chiamata: il fegato di un adolescente veneto, deceduto in un tragico incidente, è disponibile. Il trapianto avviene all’ospedale Molinette di Torino, un'operazione complessa che richiede 12 ore di lavoro. Grazie all'abilità di un’équipe esperta, guidata dal professor Renato Romagnoli, la piccola Olimpia riceve una parte del fegato del donatore e, sorprendentemente, la sua vena giugulare diventa il nuovo tronco della vena porta. Un intervento audace, un esempio di ingegneria medica all'avanguardia.

Il decorso postoperatorio è incoraggiante: tre settimane dopo l'intervento, Olimpia è finalmente a casa. “Siamo increduli e grati a tutti i professionisti che hanno reso possibile questo miracolo”, dice Serena. Ma la gioia è accompagnata da un senso di tristezza: “Un altro bambino non c’è più. È difficile da descrivere”. Questa storia di speranza non è solo il racconto di una vita salvata, ma anche un tributo al sistema dei trapianti piemontese, che si dimostra all’avanguardia. “È un esempio delle eccellenze della nostra regione”, commenta Federico Riboldi, Assessore alla Sanità.

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