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IL CASO

La chiusura di 5 uffici postali fa discutere: Comune, sindacati e politica in difesa dei servizi essenziali

Pd: «Subito l’intervento dei parlamentari torinesi»

L'uffico di corso Casale

L'uffico di corso Casale

Fa discutere la decisione di Poste Italiane di chiudere cinque uffici a Torino. Dopo la ferma opposizione del Comune, arriva una nota del Partito democratico che, per bocca del capogruppo Claudio Cerrato chiede l’intervento dei parlamentari torinesi per «farsi portavoce delle istanze del territorio, visto che la Società è controllata dal Governo».

Le Poste, scrive ancora Cerrato «rappresentano un servizio pubblico di prossimità essenziale, soprattutto per le fasce più fragili della popolazione e la chiusura di questi avamposti sul territorio comporterebbe gravi disagi alle persone con disabilità, agli anziani e a chi ha limitata autonomia nella mobilità». Inoltre, gli uffici postali svolgono «un ruolo cruciale nell’inclusione sociale» conclude Cerrato.

Si dicono preoccupati anche i sindacati. «Questi presidi, situati in zone cruciali o decentrate della città come Madonna del Pilone, Cavoretto e Barriera di Milano, a cui faranno seguito centro e San Salvario, rappresentano un servizio essenziale per la cittadinanza» spiegano da Slc Cgil Piemonte. «In particolare per le fasce più deboli e anziane, che rischiano di essere gravemente penalizzate da tale scelta. Inoltre ci risulta che, in previsione, sul territorio piemontese si aggiungeranno gli uffici di Vignale Novara 10 e Abbadia Alpina 1». La chiusura, aggiungono, «aggraverà ulteriormente la già critica carenza di personale che affligge Poste Italiane» e chiedono un confronto con Poste Italiane.

A chiudere, lo ricordiamo, saranno gli sportelli di via Nizza 8, via Giuseppe Guicciardini 28, via Verres 1, corso Casale 196 e via alla Parrocchia 3/a.

Particolarmente sensibile al tema appare il presidente della Circoscrizione Sette, Luca Deri che ricorda come, già del 2017, fosse stata paventata l’ipotesi di chiusura dello sportello di corso Casale. «Sarebbe invece estremamente interessante che il Governo e Poste prevessero la possibilità di estendere il progetto Polis per la richiesta per il passaporto, per la Carta d’identità Elettronica, per l’emissione del primo Codice Fiscale e per la richiesta ri-emissione/duplicato Carta Nazionale Servizi/Tessera Sanitaria - Codice Fiscale anche nelle grande città» ipotizza Deri e si dice anche «dispiaciuto» per quanto sta accadendo. Contrari alla chiusura degli uffici di corso Casale anche i consiglieri della Lega, Daniele Moiso e Daniela Rodia. «Andrebbe a penalizzare le fasce più deboli di chi abita l’Oltre Po, epilogo già visto con la chiusura dell’ufficio postale di Corso Gabetti».

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