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IL CASO

"La sanità pubblica oggi è allo sfascio"

L'appello di Simonetti: andate a votare

"La sanità pubblica oggi è allo sfascio"

VINCENZO SIMONETTI

Il 27, 28 e 29 ottobre, i medici chirurghi e odontoiatri della provincia di Torino sono chiamati a rinnovare gli Organi collegiali dell'Ordine per il quadriennio 2025-2028. Tra i candidati spicca il dottor Vincenzo Simonetti, chirurgo e rappresentante del Comitato torinese etica e scienza, noto per le sue posizioni critiche nei confronti della sanità pubblica."Siamo allo sfascio", non usa mezzi termini Simonetti quando parla della situazione attuale. Secondo il chirurgo, i tempi di attesa per una TAC si sono dilatati fino a due anni, mentre per una visita oncologica si attende un anno. "È un'assurdità", afferma con indignazione.

L'analisi di Simonetti sugli ultimi quarant'anni della sanità locale mette in evidenza un declino preoccupante: "Un tempo, i pronto soccorso erano meno sovraffollati perché i medici di base erano in grado di gestire le emergenze, spesso effettuando medicazioni che evitavano il ricovero. Oggi gli studenti di medicina non sono nemmeno addestrati a visitare i pazienti." Con la sua esperienza, il dottor Simonetti racconta episodi in cui ha dovuto affrontare situazioni critiche.

"Ho avuto due casi di allergie al cortisone. Entrambe le persone erano intubate, e ho potuto salvarle solo perché avevo esperienza. Oggi, purtroppo, si lavora solo per protocolli. Ma i pazienti non sono protocolli e non si può ridurre una visita a dieci minuti." La candidatura di Simonetti si presenta come una risposta a una situazione che lui stesso definisce "oltre il limite". Critica l'operato dell’Ordine, che "è sempre gestito dalle stesse persone", e mette in luce un altro fenomeno allarmante: l'astensionismo. "I medici che vanno a votare sono meno del 10%. Questo porta a una squalifica della qualità professionale medica. È necessario ridare autorevolezza all’Ordine." Il dottore non si ferma qui: tocca anche un tema cruciale, l’articolo 32 della Costituzione, che garantisce ai pazienti il diritto di rifiutare una cura. "Troppo spesso si somministrano farmaci per curare i sintomi, non le cause."

Infine, Simonetti esprime preoccupazione per la crescente aggressività nei confronti degli operatori sanitari. "Le aggressioni avvengono perché le persone non si fidano più. Se non posso fidarmi del mio dottore, di chi posso fidarmi?" Si tratta di un interrogativo che non solo riecheggia nelle sale d'attesa degli ospedali, ma che coinvolge ogni cittadino. La fiducia nella sanità pubblica è una questione collettiva e richiede risposte urgenti, prima che sia troppo tardi.

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