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CURIOSITA'

Tripofobia, chi ha paura dei buchi?

Bolle di sapone, pori della pelle, formaggio. E ancora, fragole e ciambelle, schiuma e cavità nasali. E' tutto vero

Tripofobia, chi ha paura dei buchi?

Avete mai pensato che le innocue bolle di sapone o la schiuma di un cappuccino possano evocare paure e disagio profondo? Per chi soffre di tripofobia, l’esposizione a immagini o oggetti caratterizzati da pattern ripetitivi di piccoli fori ravvicinati può scatenare reazioni di repulsione e disgusto, portando a stati di ansia e persino a veri e propri attacchi di panico.

Sebbene la paura dei buchi, o tripofobia, sia poco conosciuta, è più comune di quanto si pensi e può rivelarsi estremamente invalidante. Questa condizione si attiva attraverso la visione di elementi quotidiani, come le spugne da bagno, il formaggio con i buchi o persino i pori della pelle. La parola "tripofobia" deriva dal greco “trýpa”, che significa buco, e “phóbos”, che indica paura. Per alcuni, questi oggetti non suscitano altro che curiosità o piacere, mentre per chi è affetto da questa fobia possono diventare una vera fonte di ansia.

Pattern come quelli dei semi di melograno, del cioccolato aerato, delle fragole e dei semi di girasole possono risultare insopportabili. Ma non è tutto: anche elementi naturali come le spugne, le strade di pietra, alcuni coralli marini, gli alveari e i baccelli bucherellati dei fiori di loto possono contribuire ad accendere la fobia. Persino le macchie circolari di dalmata e le croste sulla pelle possono risultare insopportabili per chi ne soffre.

Nonostante la tripofobia stia attirando l’attenzione degli esperti, resta un argomento poco discusso, spesso trascurato rispetto a fobie più note come l’agorafobia, gli attacchi di panico o la claustrofobia. La sua condizione è così recente che i professionisti della salute mentale discutono ancora se debba essere considerata una fobia “ufficiale”, poiché non è inclusa nel DSM-5, il manuale di riferimento per la diagnosi dei disturbi mentali.

La tripofobia, ad oggi, non è ben compresa. Le sue cause rimangono nebulose e non ci sono prove conclusive che suggeriscano una connessione diretta con traumi pregressi, come invece avviene per altre fobie. Tuttavia, è fondamentale riconoscere che le fobie si sviluppano attraverso motivazioni complesse, che possono includere fattori genetici, neurobiologici e ambientali.

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