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il caso

Guerra tra famiglie rom a Torino: al Monumentale sparisce la salma di un ragazzo

Risse e omicidi nella lunga faida tra due nuclei. Ma ci sono anche loculi vandalizzati e bruciati nei cimiteri

Loculo vuoto al monumentale: era di un ragazzo rom morto nel 2004. Dietro al gesto, una faida

Loculo vuoto al monumentale: era di un ragazzo rom morto nel 2004. Dietro al gesto, una faida

Una lunga faida tra rom che non sta risparmiando nemmeno i morti. E succede addirittura che una famiglia, minacciata da quella rivale, si ritrovi costretta a portare via un suo caro defunto, per paura di ritorsioni. E’ avvenuto al Monumentale, dove il corpo di un ragazzo morto nel 2003 adesso non c’è più. Il suo loculo è vuoto e ora chi vuole piangere quel giovane deve farlo per forza all’estero. Ma prima di questo fatto, altre tombe rom sono state vandalizzate nello stesso cimitero, una è stata anche bruciata. Sarebbero una decina di casi, solo negli ultimi quattro anni. Fatti isolati? Pare proprio di no, perché dietro a questi gesti ci sono due nuclei rom divisi da una rivalità che riporta alla mente la rissa nell’aprile scorso alle case popolari di via Cimarosa e l’omicidio a Milano, sempre ad aprile, di un ragazzo di 18 anni.

La salma sparita
Il cimitero Monumentale è affollato, nel giorno della Commemorazione dei defunti. I parcheggi fuori sono pieni e la gente porta fiori e prega sulle tombe dei cari defunti. Ma al Campo 7, entrando dal lato del parco Colletta e salendo una scala, una tomba è vuota. E’ quella di un ragazzo di 23 anni, deceduto nel 2004. La sua famiglia ha chiamato un’agenzia di pompe funebri e l’ha portato via, nell’Europa dell’Est. Perché? Per paura, minacciata dalla rivale. Poco più avanti, un paio di anni fa il loculo di un altro defunto, sempre rom, è stato vandalizzato. E un’altra tomba, ancora prima, era stata addirittura data alle fiamme. Il tutto nel contesto di una guerra tra le famiglie dei Sulejmanovic e dei Salkanovic. Una rivalità i cui regolamenti di conti, negli ultimi tempi, hanno coinvolto i defunti che riposano nei camposanti di Torino. I cui loculi vengono fatti a pezzi o incendiati. Non dispetti, ma dei veri e propri sacrilegi, perché nella cultura rom i morti sono sacri.

Risse e omicidi nella guerra tra clan
Il regolamento di conti tra i rom Sulejmanovic e Salkanovic va avanti da tempo. Il 7 aprile scorso, alle case popolari di via Cimarosa, nel quartiere Barriera di Milano, è scoppiata una rissa tra i due nuclei rom. Botte da orbi fino a quando una giovane donna incinta, appartenente alla famiglia Salkanovic, è stata portata al Maria Vittoria perché si è sentita male, assistendo all’aggressione di suo marito. Una volta arrivata al presidio sanitario, la ragazza ha purtroppo perso la bimba che aveva in grembo. E all’ospedale, quel pomeriggio, per placare gli animi è dovuto intervenire il Reparto mobile della polizia.

Si chiamava invece Sulejmanovic il 18enne Jhonny, freddato a colpi di pistola a Milano il 25 aprile scorso. Jhonny era originario di Torino e per anni aveva lavorato al mercato del Balon. Era andato a Milano con la fidanzata incinta, ma è stato ucciso all’interno del suo furgone parcheggiato in via Varsavia, nel capoluogo lombardo. Un mese e mezzo fa, la polizia ha arrestato il quarto membro del commando che ha ucciso il 18enne, mentre lo scorso 21 giugno erano state emesse tre ordinanze di custodia cautelare nei confronti rispettivamente di Roberto Ahmetovic, 33 anni, del cognato Jagovar di 38 anni e di Rubino Sulejmanovic, 35 anni. Risse, addirittura omicidi efferati. Ma adesso la faida tra famiglie si è spostata nei cimiteri. Si arriva addirittura a coinvolgere i morti. E chi non vuole ritrovarsi distrutta o incendiata la tomba di un defunto, ne porta via il corpo. Com’è successo al Monumentale.

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