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La principessa dimenticata

La storia della Savoia che è quasi diventata regina di Francia

Maria Luisa di Savoia: tra matrimoni mancati, vita in clausura e un ultimo viaggio verso Superga

La storia della Savoia che è quasi diventata regina di Francia

Dama di corte, con molti gioielli, e un ventaglio di pizzo che sventola - foto di scena

Figlia del re Carlo Emanuele III e della sua seconda moglie Polissena d'Assia, Maria Luisa Gabriella di Savoia era destinata a un futuro da regina, ma il destino aveva in serbo per lei un percorso diverso.

La sua storia, si intreccia con la città di Chieri, custode delle memorie di una principessa dimenticata. 

IL SOGNO SPEZZATO 
Nata a Torino nel 1729, era una principessa dell'allora Regno di Sardegna. Il suo nome, Maria Luisa Gabriella, è stato scelto per onorare la zia paterna, nonché Regina di Spagna grazie al matrimonio con Filippo V. E proprio come lei sarebbe dovuta diventare regina, un destino che, forse, già ci si auspicava dandole quel nome.
Tuttavia qualcosa andò storto: promessa sposa al Delfino Luigi di Francia, figlio di Luigi XV e Maria Leszczyńska, la sua vita avrebbe potuto intrecciarsi con quella della corte francese. Le trattative matrimoniali, però, non andarono a buon fine e il Delfino sposò invece l'Infanta di Spagna, Maria Teresa.

UN RITIRO DORATO
Come spesso accadeva alle nobildonne dell'epoca, Maria Luisa trovò rifugio in un monastero, quello di Sant’Andrea a Chieri. Ma la sua non fu una vita di clausura nel senso stretto del termine.
La principessa abitava in una casa di sette stanze adiacente al monastero, circondata da una corte di nobili signore che la servivano in ogni necessità. Anche le autorità civili di Chieri le riservavano un trattamento di riguardo.

Un episodio emblematico avvenne il 28 dicembre 1765, quando il procuratore generale Brea scrisse al sindaco di Chieri una lettera risentita per il mancato sgombero della neve attorno alla residenza della principessa.



LA MORTE E IL RITROVAMENTO
Maria Luisa di Savoia morì il 22 agosto 1767 e fu sepolta nella chiesa del monastero, un capolavoro architettonico firmato da Filippo Juvarra. Tuttavia, la sua pace eterna fu interrotta dalle leggi napoleoniche che portarono alla soppressione del monastero.

Nel 1811, durante la demolizione della chiesa acquistata all'asta da Porati di Cunico, furono ritrovati i resti della principessa. Un resoconto dell'epoca, conservato nell'archivio comunale, descrive il ritrovamento di "poche ossa e qualche lembo di drappo di tela guarnito di pizzo in oro". La cassa era rivestita di velluto cremisi e infoderata di piombo.



IL SALVATAGGIO DELLE SPOGLIE
Giovanni Bertola, usciere del comune, si adoperò affinché le spoglie della principessa non finissero in una fossa comune. Convinse il sindaco Luigi Goffi a trasferirle al cimitero cittadino, situato nell'odierna Porta Garibaldi, e a tumularle nella cappella cimiteriale. Quando, nel 1814, Vittorio Emanuele I di Savoia tornò dall'esilio sardo, il sindaco Goffi gli scrisse per sottolineare il suo impegno nel preservare le ceneri della principessa.



L'ULTIMO VIAGGIO VERSO SUPERGA
Fu Carlo Felice, successore di Carlo Emanuele I, a decidere nel 1823 di trasferire le ceneri della principessa dal cimitero di Chieri al mausoleo sotterraneo della Basilica di Superga. La traslazione avvenne nella notte tra il 14 e il 15 settembre, con un corteo solenne che comprendeva il ministro per gli affari esteri, il segretario di stato, quattro cappellani, una compagnia di veterani armati, una compagnia di carabinieri, sei guardie del corpo e una squadra di guardie svizzere. La lettiga funebre, trainata da quattro cavalli, era scortata da palafrenieri in livrea, mentre le strade illuminate a giorno accompagnavano il passaggio del corteo.

UN EROE SCONOSCIUTO
L'archivio comunale di Chieri conserva un documento che dettaglia le spese sostenute dal comune per la traslazione, ammontanti a 585 lire, di cui 300 lire furono destinate a Giovanni Bertola, in riconoscimento del suo ruolo nel salvataggio delle spoglie della principessa nel 1811. Un gesto che, sebbene piccolo, ha permesso a Maria Luisa di Savoia di trovare finalmente un riposo "degno del suo rango".

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