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salute
22 Novembre 2024 - 06:40
Sono passati anni, i soldi sono stati stanziati, ma i risultati non si vedono. Se vi siete mai trovati in attesa di un esame medico – che sia una risonanza magnetica o un’ecografia – conoscete la frustrazione di veder passare le ore, i giorni, i mesi prima di poter finalmente avere un appuntamento. Ebbene, il governo ha dato milioni di euro alle regioni per affrontare il problema, ma solo una piccola parte di questi fondi è stata effettivamente spesa.
Dal 2020 al 2024, oltre 2 miliardi di euro sono stati messi a disposizione per ridurre le liste d’attesa e aumentare il numero di prestazioni sanitarie. Eppure, meno del 30% di questi fondi è stato utilizzato. La Corte dei Conti, dopo una lunga indagine, ha messo in luce il disastro: alcune regioni, come l’Abruzzo e la Valle d’Aosta, non hanno speso nemmeno un euro. Altre, come la Calabria e la Puglia, si sono avvicinate alla metà dei fondi stanziati, ma molte hanno usato i soldi per colmare i buchi nei bilanci regionali, non per aumentare i servizi sanitari.
Le cause di questo spreco sono molteplici: disorganizzazione, mancanza di coordinamento e, in alcuni casi, un sistema che sembra fatto apposta per non funzionare. I fondi erano destinati a risolvere uno dei problemi più annosi del sistema sanitario: le lunghe attese per gli esami.
Nel frattempo, la vita dei pazienti va avanti tra interminabili giorni di attesa. Secondo una recente ricerca, a Trieste si parla di 498 giorni di attesa per una semplice ecografia. In Liguria, una visita cardiologica può richiedere fino a 427 giorni. In un paese dove la sanità è in gran parte nelle mani delle regioni, questo è il risultato di una gestione inefficace e disorganizzata.
La verità che fa paura: i soldi sono lì, ma nessuno li usa davvero.
Il governo, dal canto suo, è pronto a intervenire. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha già annunciato controlli più severi e incentivi per le regioni più virtuose. Ma intanto, per molti italiani, l’unica opzione resta quella di rivolgersi alle strutture private, dove i tempi di attesa sono molto più brevi. E così, nonostante le promesse e le risorse, l’Italia continua a vivere con liste d’attesa che non accorciano mai, e fondi pubblici che restano inutilizzati, per l’ennesima volta.
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