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LA NOTIZIA
05 Dicembre 2024 - 22:15
MATTEO BASSETTI
Il Congo, paese già martoriato da epidemie devastanti, torna a fare i conti con una misteriosa malattia che ha fatto almeno 79 vittime, tra cui molti giovani. Un virus sconosciuto, dai sintomi che richiamano l'influenza, ha già infettato più di 300 persone, e i contorni di questa epidemia si fanno via via più inquietanti. Febbre, tosse, mal di testa, difficoltà respiratorie e anemia sono i segni preoccupanti che accomunano i pazienti, ma, come sempre, il rischio che dietro ci sia qualcosa di molto più grave non è mai troppo lontano. La regione sud-ovest della Repubblica Democratica del Congo si trova ora al centro dell'attenzione internazionale, con l'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) che ha inviato una squadra di esperti per cercare di fare chiarezza su questo nuovo misterioso patogeno.
E mentre le autorità locali definiscono la situazione "preoccupante", il mondo della medicina non sembra voler cadere nel panico. "Speriamo bene, forse non è nulla di grave", afferma Matteo Bassetti, infettivologo, aggiungendo che i sintomi potrebbero non essere così allarmanti come sembrano. Eppure, l’esperto non nasconde il suo scetticismo, ricordando che “l’ultima volta che è arrivato qualcosa dal Congo, era Ebola”. La memoria storica del paese africano è segnata da epidemie catastrofiche, e la preoccupazione cresce non solo per l’ignoto, ma anche per il contesto in cui questo misterioso virus sta proliferando: un sistema sanitario fragile, città sovraffollate e condizioni di vita spesso precarie. "Ci sono tutte le caratteristiche per fare di un problema piccolo, un problema enorme", avverte Bassetti. E il Congo, con le sue difficoltà strutturali, è il terreno perfetto per ospitare malattie infettive che si diffondono rapidamente.
L’epidemia arriva in un momento critico. Pochi mesi fa, il paese aveva già affrontato un focolaio di Mpox, con la variante più aggressiva del virus. Ogni nuova infezione, in un contesto simile, diventa un’emergenza che rischia di sfuggire di mano, un vaso di Pandora pronto a esplodere. La situazione, come sottolineato anche dal virologo Roberto Burioni, è “strana”, specialmente per quel quadro clinico che include l’anemia. "Nessun panico", dice Burioni, ma il monito è chiaro: con il mondo che oggi è interconnesso come mai, le malattie si spostano velocemente, e quel che succede in Congo potrebbe non restare confinato ai suoi confini.
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