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L'INTERVISTA DELLA SETTIMANA

Sergio Rosso: "A Torino sempre più italiani chiedono aiuto per mangiare"

A tu per tu con il presidente degli Asili Notturni Umberto I

Sergio Rosso: "A Torino sempre più italiani chiedono aiuto per mangiare"

SERGIO ROSSO

Se la generosità torinese avesse un volto, quello di Sergio Rosso sarebbe sicuramente il più rappresentativo. Nato a Torino il 4 giugno 1946, cresciuto in piazza Vittorio, marito di Rosanna (dal 1970) e padre di due figlie, Sara e Anna, Sergio ha vissuto una vita imprenditoriale intensa, ma sempre in parallelo con la sua vocazione: aiutare i più fragili. La sua storia è legata a doppio filo con gli Asili Notturni Umberto I, una realtà di cui Rosso è presidente: una rete che accoglie chi è senza casa, senza cure e senza un futuro. Un impegno che oggi coinvolge 24 dipendenti e circa 200 volontari, con medici e operatori che offrono supporto e assistenza a chi ne ha più bisogno.

La sua intervista si svolge in un luogo emblematico, l’ambulatorio medico degli Asili Notturni, un posto che racconta tanto di come questa struttura ha evoluto il suo ruolo nella società torinese.

Sergio, come è nato il tuo legame con gli Asili Notturni Umberto I?

«Nel 1981 mi fu chiesto se volevo occuparmi di questa struttura. Quando sentii parlare di "Asili Notturni", pensai a un luogo dove i bambini potessero dormire mentre i genitori lavoravano. Un grosso equivoco, oggi ridiamo, ma all’epoca non avevo idea di cosa fosse realmente. Mi sono trovato a gestire un posto molto diverso da quello che immaginavo».

Cosa sono oggi gli Asili Notturni Umberto I?

«Gli Asili Notturni sono molte cose. In primo luogo, è un dormitorio, ma non solo. Al piano superiore abbiamo 20 posti letto e appartamenti di housing sociale. L'housing sociale è una soluzione abitativa che integra spazi comuni e camere singole o per nuclei familiari. Tuttavia, il nostro obiettivo non è solo dare un tetto. Puntiamo al reintegro delle persone, restituendo loro la dignità. I nostri assistiti sono principalmente coloro che “sfuggono” al sistema sanitario: persone che non riescono a prendersi cura di sé stesse, che vivono ai margini della società. Offriamo servizi di ogni tipo: parrucchiere, podologo, oculista, dentista e psicologo. Si tratta di un approccio globale alla persona, non solo una risposta al bisogno immediato».

Sala Mensa degli Asili Notturni in via Ormea

Chi sono esattamente le persone che aiutate?

«I nostri assistiti sono persone fragili: senza tetto, ma anche coloro che vivono con redditi molto bassi. Collaboriamo con diverse realtà, come la Caritas, che ci permette di assistere anche i detenuti del carcere di Alessandria. Ogni sera, poi, serviamo circa 150-200 pasti nella nostra mensa, che è uno degli aspetti più importanti del nostro lavoro».

La rete di aiuti degli Asili Notturni si è allargata nel tempo. Come si sta evolvendo il progetto?

«Abbiamo una struttura in via Cosmo, dove ospitiamo dieci famiglie in piccoli appartamenti. Poi, in via Ravenna, abbiamo 45 posti in housing sociale, e a gennaio inaugureremo altri 20 appartamenti. Qui non offriamo solo un tetto, ma anche formazione. I nostri corsi spaziano dalla cucina all’e-commerce, alla biscotteria. Per chi vuole ricominciare, avere un lavoro è fondamentale tanto quanto avere un posto dove dormire. Inoltre, a Chieri stiamo preparando un altro progetto che raccoglierà tutti i nostri servizi, creando una rete di supporto ancora più ampia».

Come riescono a sostenersi finanziariamente le strutture degli Asili Notturni?

«Il nostro modello si basa sulla collaborazione tra privato e pubblico. Riceviamo generose donazioni da fondazioni come Azimut, e molte aziende, come la ditta Nazario di Moncalieri, ci forniscono gratuitamente occhiali per i nostri assistiti. L’appoggio delle istituzioni è fondamentale: collaboriamo strettamente con il Comune e la Regione. Ma anche negozi, associazioni e tantissimi cittadini ci aiutano. Poi c’è il Banco Alimentare, che ci fornisce i generi per le mense. Ogni giorno, sempre più persone chiedono aiuto per i pacchi spesa. Circa un centinaio di famiglie ritirano cibo qui. La crisi economica ha messo in difficoltà tante persone, anche quelle che prima riuscivano a far fronte alle difficoltà quotidiane».

Laboratorio odontoiatrico

Stai notando un aumento della povertà?

«Sì, e non solo tra gli stranieri, come accadeva qualche anno fa. Oggi sono sempre più gli italiani a chiedere aiuto. E voglio sottolineare anche un fenomeno preoccupante: l’aumento delle donne in difficoltà. Molte di loro sono sole, con figli, e non sanno come fare per andare avanti».

Quali sono i progetti futuri per gli Asili Notturni?

«Continuiamo a puntare su nuove collaborazioni, come quella con l’ospedale San Luigi, e sul rafforzamento delle strutture esistenti. A Chieri, come dicevo, stiamo preparando un altro progetto che integrerà i nostri servizi. Il nostro obiettivo è continuare a crescere, per aiutare sempre più persone».

E come si lega la massoneria a questa realtà?

«Gli Asili Notturni furono fondati proprio dalla massoneria, ed io stesso sono un massone. Per noi, mettere al centro l’essere umano è fondamentale. I percorsi possono essere diversi, ma il rispetto per la dignità umana è un valore condiviso da tutti».

I numeri sono la misura del vostro impegno. Cosa ci puoi dire su di loro?

«Ogni anno, i numeri parlano da soli: 500 occhiali distribuiti, 60.000 pasti serviti, 1.000 senza tetto ospitati, centinaia di interventi odontoiatrici, tra protesi e impianti. E non dimentichiamo che ogni notte, con l’arrivo del freddo, noi non lasciamo mai nessuno fuori. Non è necessario essere iscritti a registri di emergenza: chi arriva viene accolto, perché non possiamo permettere che qualcuno resti al freddo».

C’è un messaggio che vorresti dare in questo periodo natalizio?

«Il nostro bisogno di volontari è sempre grande. Se qualcuno volesse donare il suo tempo per aiutarci, sarebbe il regalo più bello che potremmo ricevere per queste feste».

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