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Il caso
07 Gennaio 2025 - 20:50
Dal 1° gennaio 2025, è entrata ufficialmente in vigore una nuova legge che obbliga i produttori di frutta secca sgusciata a indicare il paese di origine delle materie prime. Questo provvedimento riguarda una vasta gamma di prodotti, tra cui nocciole, mandorle, pistacchi, fichi secchi e altri frutti simili, che fino ad ora non erano tenuti a rivelare la loro provenienza. L’obiettivo della legge è semplice: garantire maggiore trasparenza per i consumatori, offrendo loro la possibilità di sapere da dove proviene la frutta secca che acquistano.
A partire dal 2025, quindi, i consumatori potranno trovare, sulle etichette dei prodotti, l’indicazione chiara del paese d’origine, una novità che riguarda anche altri alimenti come uva secca, banane mature, capperi e funghi non coltivati. La legge è stata emanata già nel 2023, ma è entrata in vigore con l’inizio del nuovo anno, creando un cambiamento significativo nel mercato della frutta secca. Secondo un’analisi di Coldiretti, il settore della frutta secca ha generato nel 2023 un giro d'affari di 1,1 miliardi di euro, sottolineando quanto questa norma potrebbe influenzare le dinamiche economiche.
Le regole, tuttavia, non sono così universali come sembrano. Se da un lato la normativa chiede di dichiarare l’origine della frutta secca sgusciata, dall’altro lascia fuori alcuni prodotti molto noti, come le creme spalmabili. Un’eccezione importante riguarda proprio la Nutella di Ferrero: la famosa crema spalmabile non sarà obbligata a rivelare la provenienza della frutta secca utilizzata nella sua produzione. La legge non si applica, infatti, alla frutta secca presente nei prodotti trasformati, come dolci e creme, e questo ha sollevato qualche perplessità. In molti si chiedono perché, mentre altri prodotti vengono resi più trasparenti, alcune eccellenze della dolciaria mondiale possano continuare a mantenere un certo anonimato riguardo alla provenienza delle loro materie prime.
Questo crea un paradosso, poiché, da un lato, la legge punta a garantire una maggiore consapevolezza per il consumatore, mentre dall’altro lascia degli spazi vuoti che potrebbero essere sfruttati da chi importa frutta secca da paesi con normative più permissive sul controllo di fitofarmaci e pesticidi. Le frutta secca provenienti da paesi con regolamenti meno stringenti potrebbero contenere residui di sostanze nocive, un rischio che la legge non sembra voler affrontare direttamente.
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