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Acqua contaminata in Piemonte: il rapporto shock di Greenpeace sui PFAS

Le maggiori criticità si registrano nei comuni di Torino, Cuneo e Alessandria

Acqua contaminata in Piemonte: il rapporto shock di Greenpeace sui PFAS

Le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) rappresentano una classe di composti chimici caratterizzati da un'elevata resistenza alla degradazione. Queste molecole, per le loro proprietà idrorepellenti e oleorepellenti, sono ampiamente utilizzate in diversi ambiti industriali. Trovano impiego come rivestimenti antiaderenti per utensili da cucina, nei tessuti per l'abbigliamento sportivo, nei detergenti, nelle cere per pavimenti e come additivi per schiume antincendio. Tuttavia, la loro persistenza nell'ambiente e l'impatto potenzialmente dannoso sulla salute umana destano, ormai da alcuni anni, particolare preoccupazione. I PFAS, a causa della loro particolare struttura chimica, possono accumularsi nell'organismo umano, causando effetti nocivi di varia natura. Tra le conseguenze sanitarie più significative si annoverano danni epatici, disturbi della tiroide, problemi di fertilità e persino l'insorgenza di patologie oncologiche. L'ingresso di queste sostanze nel nostro corpo avviene principalmente attraverso l'acqua potabile, che rappresenta la principale fonte di contaminazione.

I prodotti che contengono PFAS

Alla luce di tutto ciò, una recente indagine di Greenpeace Italia ha rivelato che i PFAS sono presenti nel 79% dei campioni di acqua potabile analizzati. Tra settembre e ottobre 2024, l'organizzazione ambientalista ha raccolto 260 campioni in 235 comuni italiani di tutte le Regioni e le province autonome, presentando a Roma la prima mappa della contaminazione da PFAS nelle acque potabili in Italia.

L'indagine ha rivelato che le molecole più diffuse sono il cancerogeno PFOA (nel 47% dei campioni), il composto a catena ultracorta TFA (40% dei campioni), e il possibile cancerogeno PFOS (22% dei campioni). L'analisi dei 260 campioni ha evidenziato una presenza pervasiva di questi composti pericolosi in tutta Italia, con almeno tre campioni positivi per ogni Regione, ad eccezione della Valle d’Aosta. Le maggiori criticità si registrano in quasi tutte le Regioni del Centro-Nord e in Sardegna. Scendendo nel dettaglio a livello regionale, elevati livelli si registrano in Lombardia, ad esempio in molti dei campioni prelevati a Milano, così come quelle di numerosi comuni del Piemonte (Torino, Novara, alcuni comuni dell’alessandrino, ma anche Bussoleno in Valle di Susa).

 

Fonte Greenpeace

Nonostante la gravità della situazione, i controlli sui PFAS nelle acque potabili in Italia secondo Greenpeace sono per lo più assenti o limitati a poche aree geografiche. A partire dal 2026, la direttiva europea 2020/2184 imporrà limiti normativi, ma Greenpeace afferma che questi parametri sono stati criticati come inadeguati dalle più recenti evidenze scientifiche e dalle valutazioni di importanti enti (ad esempio EFSA) tant’è che recentemente l’Agenzia europea per l’ambiente (EEA) ha dichiarato i futuri limiti inadeguati a proteggere la salute umana. Alcuni Paesi europei e gli Stati Uniti hanno già adottato limiti più restrittivi. Ad esempio, il 41% dei campioni italiani supera i parametri danesi e il 22% supera i valori di riferimento negli Stati Uniti.

Fonte Greenpeace

L'analisi di Greenpeace ha anche rilevato la presenza del TFA, la molecola del gruppo PFAS più diffusa al mondo e per cui in Italia non esistono dati pubblici. Il TFA è una sostanza persistente che non può essere rimossa con i comuni trattamenti di potabilizzazione. I valori più elevati sono stati registrati a Castellazzo Bormida, Ferrara e Novara, con concentrazioni molto alte anche in alcuni comuni piemontesi come CuneoTorino e Casale Monferrato a tal punto da far diventare il Piemonte una delle regioni con la più alta contaminazione da TFA.

Fonte Greenpeace

Giuseppe Ungherese, responsabile campagna Inquinamento di Greenpeace Italia, denuncia l'inazione del Governo: «È inaccettabile che, nonostante prove schiaccianti sui gravi danni alla salute causati dai PFAS, il nostro governo continui a ignorare questa emergenza. La popolazione ha diritto a bere acqua pulita, libera da veleni e contaminanti». Greenpeace Italia ha lanciato una petizione per chiedere il bando dell’uso e della produzione di tutti i PFAS, sostituendoli con alternative più sicure. La petizione ha raccolto oltre 136 mila firme, ma finora non ha trovato riscontro nell'azione legislativa.

Fonte Greenpeace

Per quanto riguarda il Piemonte già l'anno scorso l'associazione ambientalista aveva deciso di rivolgersi alla magistratura depositando una serie di esposti presso le procure di Torino, Ivrea, Alessandria e Novara denunciando "una situazione di inquinamento fuori controllo", con la Regione accusata di sottovalutare la gravità del problema. I reati che gli esposti chiedono di verificare sono disastro ambientale o innominato, e omissione di atti d’ufficio conseguente il mancato rispetto della normativa sull’accesso agli atti.

Successivamente, a novembre, l'assessore regionale alla Sanità, Federico Riboldi, ha presentato la task force dedicata al monitoraggio e alla gestione dei PFAS. Il gruppo di esperti, composto da primari e specialisti di istituti di ricerca di rilevanza internazionale, ha il compito di valutare le attività di monitoraggio dei Pfas, collaborando attivamente con i cittadini e le associazioni locali. Un aspetto fondamentale del lavoro della task force è la definizione di percorsi diagnostico-terapeutici per le persone maggiormente esposte a queste sostanze nocive. Il team ha anche avviato la seconda fase del biomonitoraggio, dotato di un mezzo mobile per garantire una raccolta efficace e tempestiva dei campioni con i primi risultati attesi "entro la fine di gennaio".

 

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